Usa: “Le nuove case israeliane a Gerusalemme ostacolano i negoziati”

NEW YORK, 27 SET – I rapporti già gelidi fra Israele e l’Autorità nazionale palestinese sono stati messi ulteriormente a dura prova oggi quando il ministero degli interni israeliano ha dato il via libera di massima alla estensione dell’insediamento ebraico di Ghilo, a sud di Gerusalemme, in un’area che prima del 1967 si trovava sotto controllo giordano.

La decisione, che prevede la costruzione di 1.100 alloggi, di un viale da passeggio, di un centro commerciale e di edifici pubblici, fra cui scuole, diventerà operativa fra due mesi, se non ci saranno obiezioni di carattere urbanistico. L’annuncio è arrivato in un momento particolarmente delicato: mentre cioè il Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu) attende di sapere se Israele e Anp siano disposti a riprendere negoziati a ritmo serrato, il prossimo mese, nell’intento di raggiungere un accordo di pace entro il 2012.

Al Consiglio di sicurezza dell’Onu, intanto, è iniziato il dibattito sulla richiesta di piena adesione dello Stato di Palestina, avanzata dal presidente Abu Mazen. Da Usa e Ue sono già arrivate critiche a Israele: Washington giudica ”controproducente” il via libera alla costruzione dei nuovi alloggi, ha affermato il Dipartimento di Stato che ha espresso ”profonda delusione”, sottolineando che ciò ”rende più difficile la ripresa dei negoziati diretti”.

Per l’Alto rappresentante Ue Catherine Ashton la decisione israeliana rappresenta una ”minaccia” che incombe sulla ricerca di una soluzione della crisi mediorientale in linea con il principio dei ‘due Stati’. Intanto questa sera la richiesta del Quartetto sarà esaminata a Gerusalemme dal premier Benjamin Netanyahu con il Consiglio di difesa del suo governo. In una intervista al Jerusalem Post Netanyahu ha confermato di essere interessato a rilanciare ”trattative dirette, senza creare ostacoli”.

Ha peraltro accusato i palestinesi di ”avanzare pretesti” quando condizionano la ripresa di negoziati al congelamento delle colonie. ”Le ho congelate per un anno, ma non è servito: non è vero?” ha osservato il premier. Ma la notizia dei progetti di estensione del popoloso insediamento di Gilo ha avuto un effetto dirompente fra i dirigenti dell’Anp, che hanno reagito con grande determinazione.

Polemizzando con Netanyahu, che sostiene di voler negoziare senza precondizioni, il premier palestinese Salam Fayad ha osservato che l’ampliamento di Ghilo rappresenta esso stesso una precondizione. ”Non ci sono mosse più unilaterali – ha incalzato – della massiccia costruzione su terre palestinesi. Netanyahu è andato all’Onu per ‘dire la sua verità”: con la odierna decisione su Ghilo ben vediamo quale è la sua ‘verità’…”.

In Israele, preoccupazione è stata espressa dal piccolo partito della sinistra sionista Meretz secondo cui ”il nostro governo dimostra ancora una volta di rifiutare la pace”. Secondo Meretz è possibile comunque che nei prossimi due mesi il progetto per Ghilo, che è incuneato fra Gerusalemme e Betlemme, venga insabbiato.

Il consiglio di difesa di Netanyahu si riunisce dunque stasera a Gerusalemme in un clima di forte tensione. D’altra parte in parlamento i capi lista di quattro formazioni della destra nazionalista hanno chiesto ai ministri di Netanyahu di mandare ai palestinesi ”un messaggio di fermezza”: per rispondere così, spiegano, alla loro decisione di chiedere la piena adesione all’Onu al di fuori di intese con Israele.

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