Cyber-attacchi diventati per gli Usa minaccia più grave del terrorismo

WASHINGTON, STATI UNITI -Non è piu’ il terrorismo, ma i cyber-attacchi e il cyber-spionaggio che sono diventati la ‘minaccia numero uno’ per gli Stati Uniti e l’amministrazione Obama, per la prima volta, viene allo scoperto tirando in ballo la Cina.

Ma non solo per accusare, quanto per lanciare un appello a Pechino affinche’ avvii serie indagini per contrastare il fenomeno e si impegni in un ”serio dialogo per stabilire norme accettabili di comportamento nel cyberspazio”.

In un discorso pronunciato a New York, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Barack Obama, Tom Donilon, ha affermato che ”sempre piu’ aziende americane esprimono serie preoccupazioni per sofisticati e mirati furti di informazioni riservati e tecnologie attraverso intrusioni informatiche in arrivo dalla Cina, ad un livello senza precedenti”. Da almeno due anni un numero sempre crescente di grandi aziende, istituzioni finanziarie, banche, media e soprattutto agenzie governative di ogni livello hanno subito e denunciato apertamente attacchi informatici.

Allo stesso tempo, la Casa Bianca appare in dirittura d’arrivo nell’elaborazione del primo manuale di regole sulla catena di comando per la cyber-war, per difendere il Paese sul fronte sempre piu’ infuocato della guerra nel cyberspazio, mentre il Pentagono continua a potenziare il suo cyber-arsenale. Del resto, lo zar dell’intelligence Usa James Clapper nel suo rapporto annuale al Congresso quest’anno ha messo in cima alla lista delle maggiori minacce alla sicurezza nazionale americana proprio i cyber-attacchi.

Nel momento in cui gli Usa cercano il sostegno della Cina per contrastare la Corea del Nord e l’Iran, l’uscita pubblica di Donilon ha sorpreso molti, anche se ha di fatto teso la mano a Pechino, affermando che gli Usa chiedono tre cose ”alla parte cinese”. Primo, ha detto, ”chiediamo che venga riconosciuta l’urgenza e la portata del problema” e dei rischi che pone ”alle nostre relazioni globali”. Secondo – ha continuato – Pechino dovrebbe compiere seri passi per indagare e bloccare queste attività. Terzo – ha concluso – la Cina deve impegnarsi con noi in un dialogo costruttivo e diretto per fissare norme di comportamento accettabili nel cyberspazio”.

E Pechino, che con indignazione ha sempre rimandato al mittente le accuse sostenendo di essere a sua volta vittima di continui attacchi informatici, sembra questa volta aver recepito l’appello: ”La Cina è pronta, sulla base dei principi della fiducia e del rispetto reciproci, a condurre un dialogo costruttivo con la comunità internazionale, compresi gli Stati Uniti, per mantenere la sicurezza e l’apertura di Internet”, ha affermato una portavoce del ministero degli esteri.

Sembrerebbe un notevole cambiamento di passo, poiche’ appena il mese scorso, quando una societa’ specializzata americana ha accusato l’esercito cinese di essere dietro ad una serie di attacchi informatici a imprese e uffici governativi Usa, il ministero della difesa di Pechino ha risposto sostenendo che due siti militari cinesi avrebbero subito l’anno scorso decine di migliaia di attacchi, ”molti dei quali”, ha affermato, venivano proprio dagli Usa.

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