Usa, elezioni. Per la Casa Bianca si profila duello Obama-Romney

Pubblicato il 6 Febbraio 2012 - 12:12 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente Barack Obama

WASHINGTON, STATI UNITI – Il presidente Barack Obama contro il mormone milionario Mitt Romney. Oramai – salvo sorprese clamorose – e’ questa la sfida che si profila per l’Election Day del prossimo 6 novembre. Anche se la strada e’ ancora molto lunga e la battaglia in casa repubblicana e’ destinata a proseguire senza esclusione di colpi perchè gli altri candidati alla nomination – nonostante la nuova batosta subita in Nevada – non sembrano intenzionati a ritirarsi. Favorendo di fatto l’attuale inquilino della Casa Bianca, come sottolineano molti osservatori.

Romney comunque – dopo la terza vittoria nelle primarie, la seconda consecutiva – si comporta oramai come il vero anti-Obama. Dopo la nuova schiacciante vittoria in Nevada quasi ignora i suoi avversari del Grand Old Party e punta dritto sul presidente, come aveva gia’ fatto giorni fa festeggiando il suo successo in Florida. Li’ aveva detto senza mezzi termini: ”E’ ora che Obama se ne vada”.

Da Las Vegas ha insistito: ”Obama ha iniziato la sua presidenza chiedendo scusa per l’America, ora deve chiedere scusa agli americani. Perche’ l’America e’ stanca” e vuole ”un presidente che sappia aiutare e risanare l’economia”. Ma proprio questo – sottolineano certi analisti, – potrebbe diventare il punto debole della linea di Romney: continuare ad attaccare Obama sul piano dell’economia nel momento in cui i dati mostrano una chiara inversione di tendenza, con il Pil in ripresa (anche se lentamente e al di sotto delle attese) e una disoccupazione finalmente in calo all’8,3%, ai minimi dal 2009.

Insomma, le tanto criticate politiche di Obama sembrerebbero dare i loro primi frutti, con oltre 240.000 nuovi posti di lavoro creati solo nel mese di gennaio. Risultati che il presidente puo’ sbandierare, accusando a sua volta il partito repubblicano di aver imboccato una deriva ostruzionistica che impedisce al Congresso di adottare quei provvedimenti che potrebbero rilanciare ulteriormente economia e occupazione.

Mentre si appresta a conquistare anche Colorado, Minnesota e Missouri (dove si votera’ martedi’), l’ex governatore del Massachusetts – spiegano alcuni osservatori – potrebbe quindi essere costretto a modificare la sua strategia anti-Obama, per evitare che quella attuale si trasformi in un boomerang. Anche se le incertezze sul futuro dell’economia americana – molte dovute a cio’ che accadra’ in Europa – restano numerose.

Come numerose sono anche quelle che riguardano la politica estera. Qui Romney deve vedersela col presidente che sta per chiudere un’epoca di guerre (Iraq e Afghanistan) e che ha eliminato Osama Bin Laden, il mandante degli attentati dell’11 settembre 2001. Tutti punti a favore di Obama, ossessionato pero’ dall’incognita Iran.

Un conflitto col regime degli ayatollah e’ lo scenario che piu’ preoccupa la Casa Bianca. E se le conseguenze di un tracollo finanziario dell’Europa o di parte di essa potrebbero manifestarsi negli Usa nel tempo, senza contraccolpi significativi da qui a novembre, il precipitare della situazione nel Golfo avrebbe conseguenze immediate che irromperebbero nella campagna elettorale, diventandone l’argomento principale.

”L’amministrazione Obama preferirebbe stare fuori da un’eventuale conflitto, a meno che l’Iran non colpisca direttamente strutture americane. A quel punto scatterebbe la reazione militare”. E’ quanto scrive il Washington Post, ribadendo come la Casa Bianca ritiene che un eventuale conflitto farebbe fallire le chance di successo della politica delle sanzioni e dell’isolamento internazionale.

Secondo il giornale, in caso di attacco israeliano all’Iran, la linea della Casa Bianca potrebbe ricalcare quella assunta nel 1956 dal presidente Dwight Eisenhower, quando condanno’ l’intervento militare israeliano ed europeo sul Canale di Suez. Secondo il Post a complicare le cose e’ il fatto che l’America e’ entrata nell’anno elettorale, e i candidati repubblicani da tempo spingono per un appoggio piu’ forte alla politica israeliana. Ad ogni modo, osserva il giornale, Teheran farebbe bene a non fraintendere la prudenza di Washington: e’ evidente che se l’Iran dovesse colpire la popolazione civile israeliana, allora l’America si sentirebbe obbligata a intervenire a difesa del suo alleato storico, un legame fortissimo che risale a 60 anni fa.

Rispondendo ai ”falchi” repubblicani Obama ha dichiarato in una intervista alla NBC che gli Stati Uniti non hanno prove che l’Iran abbia l’intenzione o la capacita’ di intraprendere un attaco negli Usa e che Washington farà tutto il possibile per evitare che Teheran abbia l’arma nucleare, o inneschi una corsa agli armamenti in un regione volatile come il Medio Oriente. Obama ha ripetuto che e’ per una soluzione diplomatica, ma ha anche ribadito che con l’Iran nessuna opzione è esclusa.