WASHINGTON, STATI UNITI – Hillary Clinton si è battuta con le unghie e con i denti alle presidenziali del 2008 per sconfiggere il suo concorrente democratico Barack Obama dandogli non pocco filo da torcere in un tutta la lunga catena di primarie, ma non ce l’ha fatta. Non perchè non fosse ”eleggibile”, ma perchè Obama ha saputo con i suoi slogan sognatori sul cambiamento dare maggiori speranze agli americani.
Che le cose siano poi andate diversamente e non tutti i sogni di Obama non si siano materializzati – ma non è colpa sua se gli è scoppiata tra le mani una micidiale recessione poco dopo essere stato eletto – hanno convinto la maggioranza del volubile elettorato americano che forse l’anno prossimo sarebbe il caso di cambiare inquilino alla Casa Bianca. I sondaggi parlano chiaro.
Specialmente l’ultimo della serie, realizzato dalla rivista Time, non porta certo buone notizie per Obama. In poche parole, il sondaggio ha accertato che la Clinton, in una ipotetica contesa presidenziale oggi, batterebbe tutti i contendenti repubblicani con margini percentuali in difficoltà superiori a quelli che riuscirebbe ad ottenere il presidente. La Clinton travolgerebbe Mitt Romney – l’attuale frontrunner repubblicano – col 55 contro il 38 percento, Rick Perry col 58 contro il 32 per cento, e l’afroamericano Herman Cain col 56 contro il 34 per cento. Questi numeri diventano ancor più impressionanti se si considera che, secondo il sondaggio, Obama batterebbe Romney solo col 46 contro il 43 per cento, Perry col 50 contro il 38 per cento e Cain col 49 contro il 37. Ora, quello che più attira l’attenzione degli analisti è la pessima figura che Obama farebbe contro Romney, e la netta sconfitta che gli infliggerebbe invece la Clinton.
I risultati del sondaggio di Time rappresentano l’ultimo brusio nella saga di congetture e smentite riguardo a quelle che vengono considerate le aspirazioni della Clinton per un incarico più importante, poco importa se lei stessa ha ripetutamente dichiarato che non sarà più segretario di stato in un’altra ipotetica amministrazione Obama e che è stanca della politica. ”Su quest’ultima affermazione non scommetterei un soldo bucato”, ha detto però uno dei suoi collaboratori. In ogni caso a Washington il futuro della Clinton è frequente argomento di illazioni: secondo alcuni nella prossima campagna elettorale prenderebbe il posto del vice-presidente Joe Biden, secondo altri si delineerebbe una battaglia senza esclusioni di colpi.
Perchè? Perchè Obama, in difficoltà nei sondaggi e con un’economia disastrata che ha generato una disoccupazione del 9,1 per cento, appare sempre meno ”rieleggibile” e la Clinton, anche memore della bruciante sconfitta del 2008, potrebbe pensare l’impensabile: montare una sfida contro Obama alle elezioni primarie, ottenere più delegati, ed ottenere la nomination alla convenzione democratica del 2012. Un’altro scenario la vede in posizione di attesa fino alle presidenziali del 2016. Avrebbe 70 anni, non più giovanissima, ma non lo era neanche Ronald Reagan, che pure lui aveva 70 anni quando fu eletto e rieletto a 74 anni.
Un eventuale decisione della Clinton di sfidare il presidente sul campo di battaglia delle primarie potrebbe essere presa sulla base di tre considerazioni: in primo luogo la gestione economica dell’amministrazione Obama è approvata solo dal 34 per cento degli americani ed i segni di ripresa sono labili; secondariamente opinione comune degli analisti è che da qui al 2012 la disoccupazione resterà sostanzialmente inchiodata al 9 per cento (e con quella percentuale gli economisti concordano che per un presidente farsi rieleggere è impossibile), e in terzo luogo i recenti successi esteri di Obama pesano poco sulla bilancia elettorale. Quello che conta è l’economia. E un presidente in queste condizioni potrebbe essere sfidato dalla Clinton con successo prima che venga fatto sloggiare dalla Casa Bianca da un repubblicano.
Infine, la ciliegina sulla torta delle possibili ambizioni della Clinton è un recente sondaggio di Bloomberg News, secondo cui è vista favorevolmente da due terzi degli americani ed un terzo di loro crede che sarebbe stata un miglior presidente di Obama.