Usa, elezioni. Caucus nello Iowa, comincia corsa alla Casa Bianca

Mitt Romney fa campagna elettorale nello Iowa

DES MOINES, STATI UNITI – E’ finalmente arrivato il momento della verita’. Martedi’ sera nello Iowa, dopo mesi di spot e dibattiti in tv, si passera’ dai sondaggi d’opinione ai voti veri in vista della nomination repubblicana per la Casa Bianca.

Al momento, Mitt Romney, l’ex governatore del Massachusetts, un mormone, appare favorito, con il 24% dei voti. Dietro di lui, con uno scarto di pochi punti percentuali c’e’ il ‘libertario’ Ron Paul. Terzo, con il 15%, ma in fortissima ripresa nelle ultime ore, l’outsider Rick Santorum, un ex senatore, cattolico, della Pennsylvania.

Attorno al 10% seguono Newt Gingrich, l’ex speaker della Camera, e Rick Perry, il governatore del Texas. In grave ritardo ci sono invece, Michele Bachmann, la star dei Tea Party antitasse, che con il 7%  per vincere ha invocato ”un miracolo divino”. E’ addirittura finito fuori dalla partita l’ex ambasciatore in Cina, Jon Huntsman, da tempo impegnato a cercare la rivincita in New Hampshire.

Cosi’ tutto e’ pronto per i Caucus, queste 1700 anomale assemblee sparse in 800 luoghi in giro nello stato, che daranno i primi verdetti, sfruttando uno strano sistema elettorale che sarebbe ispirato agli indiani nativi. Gli elettori del Grand Old Party offriranno un’indicazione chiara su chi continuera’ la partita per conquistare la nomination repubblicana. E soprattutto su chi invece sara’ costretto a passare la mano.

Malgrado sia una partita ancora aperta, in cui regna l’incertezza, tutti prevedono che dopo il voto ci sara’ una scrematura certa della schiera dei concorrenti in lizza. Si calcola che all’infuori del terzetto, al massimo quartetto di testa, chi andra’ molto male in questo Caucus, o mollera’ o quanto meno’ sara’ costretto a rivedere radicalmente la propria strategia. Un destino che potrebbe essere quello dell’unica donna in corsa, Michele Bachmann.

Infatti la storia dice che mai un candidato si è aggiudiato la nomination del proprio partito dopo esserer stato respinto dagli elettori dello Iowa. Unica eccezione, John McCain, che nel 2008 arrivo’ quarto. Ma il senatore dell’Arizona si rifece subito dopo andando a vincere in New Hampshire. E da li’ trasse la spinta che lo porto’ a battersi per la Casa Bianca contro Barack Obama. E se vincere nello Iowa non vuol dire automaticamente battere i propri concorrenti nel partito, negli ultimi 16 anni questa verita’ e’ stata pero’ smentita dai fatti: Bob Dole nel 1996, Al Gore e George W. Bush nel 2000, John Kerry nel 2004 e Barack Obama nel 2008, dopo aver conquistato l’Iowa hanno sbaragliato i loro avversari di partito, guadagnandosi il diritto a correre per la Casa Bianca.

Romney non ha dubbi sul fatto che conquistera’ la nomination repubblicana e sfidera’ Barack Obama nella corsa finale per la Casa Bianca. ”Non vedo l’ora di assumere questo incarico. Penso veramente che saro’ il candidato del Grand Old Party”, ha detto davanti a una platea di veterani di guerra, nel New Hampshire, prima di volare a Des Moines per gli ultimi giorni di campagna elettorale nello Iowa.

Cosi’, alla vigilia del primo Caucus che inaugura la lunga stagione delle primarie, l’ex-governatore del Massachusetts, sfidando ogni scaramanzia, si dice sicuro di battere tutti i suoi contendenti. Al momento i sondaggi gli danno ragione. E c’e’ chi pensa che se vincera’ sia nello Iowa, sia nella prossima primaria in New Hampshire il 10 gennaio, la sua strada potrebbe essere tutta in discesa.

Secondo certi osservatori, finora la carta vincente del successo di Romney nello Iowa è stata, tra le altre, il popolare governatore del New Jersey Chris Christie, di origini italiane, molto stimato e con un profilo di conservatore senza se e senza ma. Il corpulento governatore ha appoggiato la campagna di Romney aprendogli le porte degli ambienti piu’ schierati a destra e assicurandogli la loro copertura.

Cosi’, grazie all’opera di Christie, tanti cristiani ultra-tradizionalisti stanno superando i loro sospetti nei confronti di un candidato mormone. Ma Christie e’ andato oltre. ”Dopo tre anni di Obama – ha detto – siamo tutti senza speranza e senza cambiamento. Abbiamo bisogno che Romney ci restituisca il senso di queste due parole”. Quindi, parlando ai giornalisti, ha ammesso che non esclude, se Romney conquisterà la nomination, di poter unirsi a lui e correre come vicepresidente.

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