Usa, elezioni. Mitt Romney ad un passo dalla nomination repubblicana

Pubblicato il 5 Aprile 2012 - 11:56| Aggiornato il 11 Aprile 2012 OLTRE 6 MESI FA

Barack Obama e Mitt Romney

WASHINGTON, STATI UNITI – Dopo la triplice sconfitta martedi dell’ex-senatore della Pennsylvania Rick Santorum, ormai è solo questione di tempo. Sarà quasi certamente l’ex-governatore del Massacusetts Mitt Romney a conquistare la nomination repubblicana e ad essere lo sfidante del presidente Barack Obama alle presidenziali di novembre per la conquista della Casa Bianca.

Il multimilionario mormone, spesso solo tollerato dalla destra dei Tea Party, con la triplice vittoria di martedi avanza deciso verso quota 1144 delegati, il quorum che gli permetterebbe di arrivare alla Convention repubblicana di Tampa, questa estate, con la nomination gia’ in tasca.

E si puo’ gia’ dire che le restanti primarie non dovrebbero cambiare di molto la situazione attuale e che la campagna presidenziale di fatto e’ gia cominciata: per la prima volta infatti Barack Obama ha citato espressamente il nome di Mitt Romney, attaccando duramente il budget presentato dai repubblicani.

Romney al momento, ha incassato 655 delegati, mentre il suo ostinato inseguitore, Rick Santorum, e’ fermo a meno di meta’, 278. Lontani anni luce gli altri due candidati, Newt Gingrich e Ron Paul. Tenuto conto delle nuove regole che attribuiscono i delegati su base proporzionale, le chance di rimonta dell’ex senatore della Pennsylvania sono praticamente nulle.

Santorum ha gia’ fatto capire, dopo la batosta di martedi in Wisconsin, Washington Dc (la capitale) e Maryland, che ormai il suo obiettivo e’ solo salvare la faccia, fare il gol di bandiera vincendo a casa sua, in Pennsylvania, dove è stato senatore per 12 anni, nella primaria del 24 aprile. Ma stando ai sondaggi sembra un’impresa difficile: allo stato dei fatti Romney lo distanzia con 5 punti percentuali, 42 a 37.

Cosi’ l’unica incognita resta quella di capire quando l’ex governatore del Massachusetts portera’ a casa, matematicamente, la vittoria finale. Gia’ tra tre settimane potrebbe allungare ancora: si vota in Connecticut, in Pennsylvania, nello stato di New York, in Delaware e in Rhode Island. In palio ci sono 222 delegati. E a parte la Pennsylvania, dove appunto Santorum fara’ di tutto per vincere, Romney dovrebbe avere ovunque gioco facile.

Ma per tagliare il traguardo definitivo e raggiungere il ”magic number” dei 1.144 delegati, Romney dovra’ aspettare tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, quando si votera’ in alcuni tra gli Stati piu’ popolosi d’America, come il Texas (29 maggio, 155 delegati in palio) e California (5 giugno, 172 delegati). Ovviamente, sul suo conto restano i dubbi di sempre: c’e’ un pezzo di elettorato evangelico, ultra-conservatore, che non lo vede di buon occhio, che preferirebbe un candidato meno moderato, un conservatore doc.

Non a caso Mitt Romney nel Sud conservatore non si è fatto vedere, lasciando campo libero a favore dell’ultra-cattolico di origini italiane ‘Santo’, come lo hanno ribattezzato i media Usa. Ma una cosa sono le primarie, un’altra totalmente diversa sono le elezioni presidenziali, dove a decidere e’ il voto di tutti, inclusi i cruciali indipendenti (gli elettori non iscritti a nessuno dei due maggiori partiti) e le minoranze.

I vertici del Grand Old Party lo sapevano bene quando di fatto hanno scelto Mitt come loro candidato ideale per sfrattare Barack Obama dalla Casa Bianca. E ora la partita tra i due puo’ finalmente cominciare.