Usa, elezioni. Romney pronto ad affrontare Obama, ma c’è ancora Gingrich

Mitt Romney

TAMPA, STATI UNITI – Il mormone milionario Mitt Romney, abbattutosi come un ciclone sulla Florida strapazzando tutti gli avversari con un imbattibile 46%, dei voti, ha ora davanti a sè un solo avversario: il presidente Barack Obama. La sua e’ stata infatti una vittoria netta, schiacciante, che rilancia inevitabilmente  l’ex governatore del Massachusetts verso la nomination repubblicana in programma proprio qui a Tampa a fine agosto.

Eppure il rude Newt Gingrich, l’ex speaker della Camera che non lo ha neppure chiamato per congratularsi, non sembra intenzionato a mollare e annuncia ancora una volta l’intenzione di andare fino in fondo. Ma così continua ad indebolire un partito sempre più diviso tra moderati e pragmatici da un lato (che premono per Romney, l’unico ritenuto dagli osservatori in grado di ottenere la nomination) in grado di vincere) e radicali più vicini ai tea party conservatori e antitasse (a loro piace Gingrich o l’ex senatore della Pennsylvania Rick Santorum).

Davanti a una folla entusiasta al Convention Center di Tampa, offlimits per i cronisti stranieri, Romney ha esclamato dopo la vittoria: ”Sono pronto a guidare il partito e gli Stati Uniti. Sta finendo l’era di Obama e sta cominciando un’era di prosperita’: leadership vuol dire assunzione di responsabilita’, non accampare sempre delle scuse”.

Ma nel giro di poche ore Romney ha fatto pero’ una gaffe non di poco conto, che i suoi avversari non mancheranno di sfruttare a fondo, confermando che un margine di incertezza c’è sempre in una gara elettorale ardua come la corsa verso la Casa Bianca. In una intervista televisiva Romney ha detto: “Non sono preoccupato per i poveri, loro hanno una rete di protezione, non per i ricchi. Io sono concentrato su come aiutare il ceto medio, il più colpito dalla recessione”. E poi: ”Sono preoccupato per il cuore dell’America, il 90-95% di cittadini che in questo momento stanno lottando”, ha spiegato. Mentre – ha aggiunto Romney –  ”sono fiducioso sul fatto che buoni pasto, buoni alloggio, programmi Medicaid e altre forme di assistenza siano in grado di tenere a galla i piu’ poveri”.

Parlando in un hotel di Orlando Gingrich ha fatto sapere dal canto suo che ”la partita e’ tutt’altro che conclusa”. Il suo ragionamento, decisamente ottimista, parte dal dato che una meta’ dell’elettorato repubblicano continua a non accettare l’idea di essere guidato da un ”moderato del Massachusetts”. E in linea teorica i numeri gli potrebbero anche dar ragione: se in Florida Romney ha ottenuto il 46,4%, sommando il 31,9% e il 13,4 di Santorum, in effetti emerge un partito ancora spaccato a meta’.

Per questo motivo Gingrich afferma che dopo il voto del Sunshine State e’ iniziata una partita a due, tra lui e Romney. A conferma, davanti a lui i suoi fan agitavano grandi cartelli con su scritto: ”46 to go”, cioe’ il numero degli stati in cui si deve ancora votare per le primarie repubblicane. Ma per Gingrich la strada rimane tutta in salita, anche perche’ sul piano storico vincere la nomination senza conquistare la Florida è sempre risultato praticamente impossibile. Ad aggravare le difficoltà di Gingrich ci sono le prossime tappe delle primarie, a partire dal Nevada sabato, che sono almeno sulla carta più favorevoli a Romney, ad eccezione di qualche Stato del sud, come la Georgia.

A giudizio degli osservatori, in Florida, visti i numeri ottenuti da Gingrich, oltre il 32%, ha vinto anche un certo modo di fare campagna elettorale, decisamente aggressiva, basata su messaggi esclusivamente negativi. Ed e’ questo il dato politico che mette in ansia il partito repubblicano, consapevole che continuando cosi’ non andrà molto lontano.

Il punto massimo di questo clima di odio e di contrapposizione frontale s’e’ vissuto alla vigilia delle primarie, quando lo staff dell’ex Speaker ha diffuso telefonicamente un messaggio registrato in cui si accusava Romney addirittura di aver negato cibo Kosher ad alcuni anziani cittadini ebrei, sopravvissuti alla Shoah, ospiti di alcune case di riposo.

Gingrich intende nei prossimi giorni spingere il piu’ possibile in Nevada, con un asso nella manica: il re dei casino’ di Las Vegas, Sheldon Adelson, che ha gia’ donato al Superpac (fondo elettorale che sostiene Gingrich) cinque milioni di dollari, cosi’ come ha fatto anche sua moglie Miriam. Quanto a Romney, ad alimentare le sue aspettative c’e’ anche il fatto che il Nevada, in cui ai caucus repubblicani in media votano appena 50 mila elettori, e’ uno degli stati dell’Unione con una maggiore concentrazione di mormoni.

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