WASHINGTON, STATI UNITI – La piu’ grande ondata di immigrazione della storia da un singolo Paese verso gli Stati Uniti sembra essere giunta al termine: per la prima volta dai tempi della Grande Depressione, l’America non rappresenta piu’ la terra promessa per i messicani che attraversavano la frontiera cercando fortuna negli Usa.
Secondo quanto rivela un rapporto del Pew Hispanic Center, ora sono piu’ coloro che abbandonano il territorio di quelli in arrivo: un flusso migratorio al contrario, che secondo gli esperti e’ indice di un cambiamento storico. Tra il 2005 e il 2010 sono emigrate in America quasi 1,4 milioni di persone, mentre nei cinque anni precedenti erano state oltre tre milioni.
E oltre cio’ – riferisce il Washington Post citando i dati provenienti da cinque fonti governative messicane e quattro fonti governative statunitensi – 1,4 milioni sono tornati a casa, anche in questo caso raddoppiando i numeri del quinquennio precedente, quando 700.000 messicani avevano abbandonato il sogno a stelle e strisce.
A causare questo processo, secondo gli analisti e’ stata una somma di molti fattori, tra i quali in primo luogo la crisi dell’economia Usa, i controlli piu’ rigidi alle frontiere e la diminuzione del tasso di natalita’ nel Paese d’origine. Ad oggi una persona su dieci nata in Messico vive negli Stati Uniti – circa dodici milioni in totale – e oltre la meta’ di loro vi sono entrati illegalmente, arrivando a rappresentare il 58% degli immigrati irregolari e il 30 percento di tutti i soggetti che hanno lasciato la propria nazione per gli Usa.
Per Jeffrey Passel, demografo del Pew Center e co-autore del rapporto “il flusso sembra in gran parte causato proprio dal calo degli immigrati clandestini”. “Credo che il boom sia terminato e non tornera’ mai ai livelli del 1999-2000”, ha detto al Post Douglas Massey, professore di sociologia alla Princeton University.
Mentre secondo Mark Krikorian, direttore esecutivo del Center for Immigration Studies, il trend potrebbe invertirsi di nuovo se l’economia Usa migliora, oppure se ci sara’ un peggioramento della situazione in Messico. “E’ meglio essere disoccupati nel nostro Paese che in America. A queste persone manca il fatto di far parte di una comunita’ accogliente”, osserva Gustavo Velasquez, arrivato da Oaxaca dodici anni fa e ora direttore dell’Ufficio per i Diritti Umani a Washington. ”Inoltre – aggiunge – i controlli piu’ severi alle frontiere e lo spettro della deportazione fa si’ che gli immigrati siano costretti a vivere in una continua situazione di paura”.