Usa. Lo stato dell’economia rende la rielezione di Obama tutta in salita

Il presidente Barack Obama

WASHINGTON, STATI UNITI – Ogni scossone provocato da tetri rapporti economici, ogni polemica sulla crisi del debito, ogni indignazione per il downgrade del rating da parte di Standard&Poor ed ogni scivolone di Wall Street, rende un pò più difficile la lotta del presidente Barack Obama per ottenere un altro mandato quadriennale nel 2012.

Il susseguirsi di brutte notizie sul fronte economico ha vieppiù peggiorato l’umore degli americani e rischia di rendere la campagna per la rielezione una rissa con esiiti imprevedibili mentre fino a non molto tempo fa semrava che dovesse essere una passeggiata nel bosco.

”La bufera economica che Obama si trova ad affrontare è straordinariamente difficile”, rileva Karlyn Bowman, analista demoscopica al think tank American Enterprise Institute. ”Il livello di pessimismo pubblico e la sua durata sono fattori che non ho mai visto prima”, aggiunge, ”perchè la gente è stanca di questa nostra inamovibile economia e vuole che si riprenda in fretta”. I sondaggi indicano che almeno due terzi degli americani ritengono che il Paese stia andando nella direzione sbagliata, la fiducia dei consumatori è la più bassa da due anni e la maggioranza critica la gestione di Obama dell’economia.

Del resto la popolarità del presidente era in calo anche prima che le borse precipitassero la settimana scorsa, che si aggravassero le crisi del debito negli Stati Uniti e in Europa, che al Congresso democratici e repubblicani si azzuffassero per trovare un accordo sull’innalzamento del tetto del debito, e, dulcis in fundo, che S&P – con una decisione aspramente criticata – declassasse il rating dei bond Usa dalla tripla AA ad AA, cosa mai successa prima.

Nell’ultima settimana di luglio, un sondaggio Gallup ha accertato che la popolarità di Obama è scesa al 42 per cento. E la settimana scorsa un sondaggio della Quinnipac University ha rilevato che in Florida – uno degli stati cruciali nelle campagne presidenziali – la maggioranza degli elettori crede che Obama non dovrebbe essere rieletto, mentre la sua popolarità tra gli elettori indipendenti (non iscritti ai due maggiori partiti) è crollata dal 61 al 47 per cento.

 ”Le rielezioni dei presidenti sono sempre referendum sul loro operato, e la prima cosa che gli elettori si chiedono è se meritano un altro mandato. A questo punto, la risposta a quella domanda riguardo a Obama non è necessariamente affermativa”, dice l’analista demoscopico di Quinnipac Peter Brown.

Le condizioni in cui si trova Obama non possono che rallegrare i repubblicani, che appena poche settimane fa credevano che nessuno dei loro candidati – per la verità piuttosto opachi – ce l’avrebbe fatta a battere Obama, forte più che mai e ben finanziato, nel 2012. Ma ora il vento è cambiato, e dopo il downgrade di S&P i repubblicani sono passati all’attacco accusando il presidente dell’ostinatamente alta disoccupazione (9 per cento), della stagnante ripresa economica e della continua crisi del settore edilizio. ”Barack Obama è stato alla Casa Bianca per tre anni e quello che ha fatto non ha funzionato. E’ quindi tempo che se ne vada”, ha dichiarato il candidato repubblicano Tim Pawlenty.

”Sono un democratico – dice il consulente Dane Strother – ma non posso certo dire che le cose vanno per il verso giusto. A vantaggio di Obama ora gioca solo il fattore tempo. In politica una settimana è un’eternità, e noi abbiamo 15 mesi”. I sondaggi mostrano che Obama resta popolare sul piano personale, e i democratici sperano che si ripeta il 2004, quando il presidente George W. Bush, pur essendo impopolare per le sue politiche, fu rieletto. ”Il fatto è – spiega la stratega democratica Karen Finney – che quando la gente è spaventata tende a mantenere un leader che conoscono piuttosto che sostituirlo con uno che non conoscono”.

”Alla fine dei conti – rileva Strother – ci saranno due candidati uno di fronte all’altro, e se Obama non ride anche i repubblicani, con le loro divisioni interne, non hanno molto di che stare allegri. Ora, se tra 15 mesi l’economia sarà ancora in stato comatoso, Obama potrebbe, come successo a Bush, restare alla Casa Bianca. Ma non sarà facile”.

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