Usa. Obama, 300 miliardi per l’occupazione, ma nei sondaggi continua a scendere

Il presidente Barack Obama

WASHINGTON, STATI UNITI – Il presidente Barack Obama annuncerà giovedi in un discorso teletrasmesso al Congresso ed al Paese una serie di iniziative dirette a creare un ”pacchetto” di 300 miliardi di dollari per affrontare il problema della disoccupazione, inchiodata al 9,1 per cento, che è diventato secondo i sondaggi la principale preoccupazione degli americani.  Secondo anticipazioni raccolte dalla Reuters, il pacchetto prevede tra l’altro riduzioni fiscali, investimenti nelle infrastrutture e aiuti ai governi statali e locali.

Il discorso del presidente giunge in una fase in cui la fiducia dell’elettorato nella sua gestione dell’economia si assottiglia sempre più. Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Washington Post-ABC News, oltre il 60 per cento degli intervistati critica la politica economica del presidente e la considera responsabile del conseguente alto tasso di disoccupazione. L’attività complessiva di Obama è criticata dal 53 per cento, mentre è approvata solo dal 43 per cento.

L’urgenza con cui il capo della Casa bianca deve agire deriva non solo dal fatto che secondo i dati di agosto la disoccupazione è rimasta immutata al 9,1 per cento, ma anche dalla situazione politica in cui si trova: oltre i due terzi di coloro che hanno votato per lui ritengono ora che le cose vanno molto male.

Nel medesimo periodo della presidenza Obama, nella loro presidenza fino l’approvazione sia per Ronald Reagan che per Bill Clinton – il cui prestigio anche per loro calò seriamente in varie occasioni durante il primo mandato – si mantenne sopra il 50 per cento e vi restò durante la loro campagna elettorale per la rielezione fino alla vittoria. Ma quando il tasso di popolarità di George W. Bush scese sotto il 40 per cento nel suo secondo mandato, non risalì più, o peggiorò ulteriormente, e fu sconfitto da Obama.

Il presidente ha però un punto a suo vantaggio. Se per lui le cose vanno male, ha rilevato il sondaggio, non vanno meglio per i suoi avversari repubblicani al Congresso. I numeri parlano chiaro: il 68 per cento degli intervistati li considera incapaci di far bene il loro lavoro, e solo un esiguo 28 per cento li considera competenti.

 

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