WASHINGTON, STATI UNITI -Nello spazio di tre anni l’amministrazione del presidente Barack Obama ha allestito un vastissimo apparato militare impegnato al massimo nell’uso dei droni, gli aerei senza pilota grazie ai quali sono stati eliminati numerosi terroristi.
In questo periodo, rivela il Washington Post, Obama ha creato un’organizzazione enorme composta da decine di strutture segrete, compresi due centri direzionali sulla East Coast degli Stati Uniti e basi clandestine in almeno sei Paesi in due continenti, in Africa e in Arabia Saudita.
Un programma cosi’ esteso di operazioni sotto copertura ha riaperto il dibattito su quali debbano essere i limiti tra le azioni militari ufficiali e quelle invece segrete gestite dall’Intelligence, e in particolare dalla Cia. Nello Yemen, ad esempio, gli uomini dei servizi segreti e le forze speciali del Joint Special Operation Command (Jsoc) hanno perseguito gli stessi obiettivi con aerei pressoche’ identici.
Ma le loro catene di comando erano e saranno in futuro inevitabilmente diverse. La convergenza tra questi due apparati ha di fatto pero’ creato alcuni angoli oscuri, delle zone top secret che di fatto sono uscite da ogni possibile controllo politico. Praticamente, solo la Casa Bianca ha potuto seguire e autorizzare le loro azioni, che invece sono rimaste totalmente sconosciute dalle commissioni parlamentari che si occupano di sicurezza.
Un problema che rimette al centro la questione della trasparenza e della legalita’ della lotta al terrorismo. C’e’ comunque da dire che questa politica sinora ha garantito risultati eccezionali, senza precedenti: non solo Obama ha fatto fuori Osama Bin Laden, ma grazie ai droni, senza rischiare la vita di piloti americani, le forze armate Usa hanno decimato i vertici di Al Qaeda e tanti altri terroristi sono caduti sotto il fuoco di questi aerei supertecnologici e ultra-precisi.
Per questa ragione, le operazioni segrete di Obama, scrive il Washington Post, non sono state passate al setaccio dal Congresso e dall’opinione pubblica, come invece accadeva in passato con le operazioni spesso oltre i limiti della legalita’ durante la presidenza di George W. Bush. Malgrado i leader delle organizzazioni per i diritti umani pongano l’accento sui rischi della proliferazione dell’uso dei droni, il grande pubblico non e’ sfiorato da questo tipo di preoccupazioni.
Un tacito accordo alla politica di Obama viene anche dai vertici del Congresso: il senatore democratico Dianne Feinstein, presidente della Commissione Intelligence, ritiene che l’espansione del programma dei droni sia un fatto quasi inevitabile, tenuto conto dell’avanzamento tecnologico anche nel settore militare. ”Sono certamente preoccupato dallo sviluppo velocissimo di questi programmi. Detto questo – aggiunge – si tratta di azioni molto efficaci che tengono i soldati americani fuori da ogni pericolo”.
Anche la Casa Bianca respinge ogni critica. Un alto esponente dell’amministrazione, parlando al Washington Post in condizioni di anonimato, ribadisce che i droni sono uno strumento fondamentale nella lotta al terrorismo. Tuttavia ammette che l’escalation nel numero delle missioni segrete ha creato la percezione generale che sono i droni a guidare la politica militare del governo sul tema della sicurezza.
Invece, conclude questa fonte, e’ vero il contrario. ”Molta gente pensa che oltre che con i droni andremo avanti anche con altri attacchi segreti. Ma non e’ cosi’. Il nostro obbiettivo – afferma l’alto ufficiale – non e’ quello di creare una rete internazionale di basi da cui controllare tutti gli angoli del globo”.