Usa, per Obama arriva il primo no alla riforma della sanità

Pubblicato il 13 Dicembre 2010 - 21:12 OLTRE 6 MESI FA

Barack Obama

Proprio mentre si annuncia una schiarita sul fronte degli sgravi fiscali, la cui proroga dovrebbe alla fin fine ricevere il via libera del Congresso, una nuova tegola si abbatte sull’Amministrazione del presidente Usa Barack Obama: quella della riforma sanitaria.

Un giudice federale della Virginia ha stabilito oggi che uno dei provvedimenti centrali della riforma varata non senza difficoltà a marzo è incostituzionale, ma non ne ha chiesto la sospensione in attesa del più che probabile parere della Corte Suprema Usa, nei prossimi mesi o nei prossimi anni.

E’ vero che la riforma verrà varata soltanto nel 2014, ma è anche vero che il provvedimento contestato ne è il pilastro centrale: l’obbligo per tutti di stipulare un contratto di assicurazione sanitaria a partire del 2014. In caso contrario si pagherà una penale. Il giudice distrettuale Henry Hudson, un repubblicano scelto nel 2002 dall’allora presidente Usa George W. Bush, ha appoggiato la posizione dello Stato, secondo cui il Congresso non ha né il diritto né il potere di imporre ai cittadini americani di acquistare una assicurazione sanitaria o di pagare una multa se lo rifiuta.

Secondo fonti giornalistiche Usa, il caso dovrebbe finire prima o poi dinnanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti, visto che un ricorso in appello del ministero della Giustizia viene dato per scontato. Nel suo briefing quotidiano il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs ha minimizzato la portata della sentenza odierna, ricordando che due altre sentenze analoghe, una sempre in Virginia, l’altra in Michigan, avevano invece dato ragione all’Amministrazione Obama.

”La legge va avanti – ha detto Gibbs -. La scadenza del 2014 ci dà tempo per lavorarci, e sfide come questa non sono affatto nuove. Sono certo che la nostra posizione prevarrà, sono fiducioso che verrà giudicata conforme alla Costituzione”.

La Casa Bianca ostenta ottimismo anche sul fronte della proroga degli sgravi fiscali attesa prima della pausa natalizia, avendo ottenuto una serie di assicurazioni da parte dei deputati più radicali (quelli critici perché non c’è aumento delle tasse per i più ricchi). E questo nonostante l’allarme di Moody’s, che teme costi eccessivi che ritarderebbero il rimborso del debito.

Gibbs ha incontrato la stampa nell’ imminenza di un primo via libera – scontato e di carattere procedurale – da parte del Senato Usa, da lui definito ”una prima importante pietra miliare che ci avvicina al via libera”. Tra gli altri provvedimenti in sospeso, Gibbs ha ricordato la legge per gli immigrati ex clandestini e quella per il riconoscimento totale dei gay nelle Forze Armate, riconoscendo che probabilmente non verranno approvate entro l’anno. Ma il portavoce di Obama non ha citato lo scoglio della ratifica da parte del Senato del trattato Start Usa-Russia sul disarmo nucleare.

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