Usa, Obama. Sondaggi sempre più giù, crescono dubbi su rielezione

di Licinio Germini
Pubblicato il 17 Settembre 2011 - 12:04 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente Barack Obama

WASHINGTON, STATI UNITI – Il sostegno che il presidente Barack Obama ha nella sua base elettorale si sta sfarinando e i suoi sforzi diretti a riconquistare il centro politico non sono riusciti ad attrarre gli elettori indipendenti, cruciali in una elezione presidenziale, il che lo rende vulnerabile mentre il pessisimismo verso la direzione in cui sta andando il Paese è ai livelli più alti da quando è stato eletto alla Casa Bianca, a quanto ha rilevato l’ultimo sondagio New York Times/CBS.

Gli sforzi presidenziali di riprendere in mano l’economia sono apprezzati dagli elettori, e il suo programma per la creazione di nuovi posti di lavoro gode di vasta approvazione. Ma oltre la metà degli intervistati hanno detto di temere che l’economia è già in fase recessiva o vi si sta dirigendo, e tre quarti degli americani sono convinti che il Paese sta andando nella direzione sbagliata.

Il sondaggio, realizzato dopo il discorso di Obama sull’economia pronunciato al Congresso la settimana scorsa, ha rilevato l’esistenza di considerevoli segnali di pericolo per il presidente. Ha accertato tra l’altro un balzo del 12 per cento, rispetto a giugno, tra gli americani secondo cui l’economia sta peggiorando (43 per cento). E per la prima volta dalla sua elezione la disapprovazione nei suoi confronti ha raggiunto il 50 per cento. L’appoggio per Obama è sceso ai suoi livelli più bassi proprio in settori della multiforme coalizione che l’ha portato alla Casa Bianca, come, tra gli altri, le donne, gli abitanti dei sobborghi e i laureati universitari. Quanto agli indipendenti, il 59 per cento gli è sfavorevole.

Il sondaggio ha anche rilevato un crollo di fiducia nel Congresso di Washington: solo il 19 per cento approva la politica dei repubblicani e il 28 per cento quella dei democratici. La bestia nera di Obama è evidentemente l’economia, la cui gestione è approvata solo dal 34 per cento e criticata dal 57 per cento. Non riscuote approvazione neanche la sua politica diretta a combattere la disoccupazione (9,1 per cento): è approvata dal 40 per cento e criticata dal 53 per cento. Due terzi dell’elettorato rimprovera ad Obama di non aver compiuto progressi nel risanare l’economia, sebbene la maggioranza degli intervistati ammette che un presidente non può fare molto in proposito.

Con il tipo di numeri che sfornano i sondaggi non sorprende, rileva il New York Times, che i democratici esprimano allarme sulle prospettive di rielezione di Obama e sulla capacità della Casa Bianca di rafforzare la posizione del presidente nei prossimi 14 mesi. Un sondaggio tra una trentina di funzionari democratici ha riscontrato evidente preoccupazione, che segnala un forte cambiamento di stato d’animo rispetto a solo qualche mese fa, quando i democratici erano convinti che la rielezione di Obama, seppur difficile, era sicura. Ma ora che i sondaggi lo pongono al livello più basso della sua presidenza, l’ottimismo è svanito.

Gli stessi consiglieri economici del presidente ammettono che il tasso di disoccupazione difficilmente calerà in maniera significativa nel prossimo anno, determinando così un difficile ostacolo sulla strada della rielezione. Il deputato dell’Oregon Peter DeFazio ha detto senza tanti giri di parole che nel suo distretto ”l’entusiasmo per Obama è evaporato ed ora c’è un tremendo scontento”. E dopo aver preso parte a svariate riunioni civiche nel suo distretto, dove nel 2008 Obama vinse con un ampio margine, DeFazio ha detto che molti elettori non sono più sicuri di volerlo alla Casa Bianca per altri quattro anni.

Secondo il sondaggio New York Times/CBS, le cose non vanno bene neanche per i repubblicani, forse meno scoraggiati dei democratici, ma incapaci quando manca poco all’inizio della campagna presidenziale del 2012 di coalizzarsi attorno ad un candidato-leader. Allo stato dei fatti, sembra che la gara si svolgerà tra Mitt Romney e il governatore del Texas Rick Perry.  Ma i loro sostenitori sono meno che entusiasti. Oltre la metà dei repubblicani che pensano di votare alle primarie dicono che vorrebbero una scelta più ampia.