Usa. Per cercare di battere Obama tra i repubblicani c’è il vuoto

Il presidente Barack Obama

WASHINGTON, STATI UNITI – Con l’uscita di scena dell’ex-governatore dell’Arkansas Mike Huckabee, che ha anche lui deciso di rinunciare alla corsa alla Casa Bianca, il campo di possibili sfidanti repubblicani del presidente Barack Obama si è fatto vieppiù nebuloso e lascia i conservatori americani di ogni tendenza senza un verosimile candidato da appoggiare.

Huckabee, 55 anni, un pastore battista, ha ammesso che sebbene Obama sia molto vulnerabile a causa del cattivo stato dell’economia e dell’inarrestabile rincaro della benzina, un fattore cruciale per gli americani, affrontare la sua macchina elettorale ed un forziere che si stima conterrà intorno ad un miliardo di dollari sarà un’impresa molto ardua.

L’ex-governatore ha insistito fino all’ultimo nel dire che avrebbe potuto conquistare la nomination repubblicana, citando sondaggi che lo mostravano vincente anche nel nord-est tradizionalmente liberal e tra repubblicani meno conservatori di lui. ”Tutti i fattori erano ben allineati perchè io mi lanciassi nella gara, ma il mio cuore ha detto no”, ha dichiarato Huckabee.

L’unico candidato di peso rimasto in campo repubblicano è l’ex-speaker della Camera Newt Gingrich, 67 anni, notevolmente spostato a destra, e capace di raccogliere ingenti somme per la sua campagna. Ma è appesantito da due divorzi e da una relazione adultera che fece grande scandalo. E poi, come sintetizza Marc McKinnon, ex consigliere di George W. Bush: ”In un periodo in cui la gente è affamata di cose diverse, nuove e innovatrici, Newt sembra terribilmente stantio”. Quello che è certo, aggiunge, ”è che se i Repubblicani anelano a trovare un Obama di destra, non è certamente dalle parti dell’ex presidente della Camera che andranno a cercare”.

Restano in ballo, cioè quelli che dicono che stanno pensando se correre o no, l’ex-governatore del Massachusetts Mitt Romney, che però ha spesso cambiato posizione sulla questione del possesso di armi, sui diritti dei gay e sull’aborto, e Tim Pawlenty, ex-governatore del Minnessota, che ha dovuto fare marcia indietro dopo aver appoggiato con i democratici la legge sui cambiamenti climatici. Errore imperdonabile. E che dire del miliardario Donald Trump, che da tempo va dicendo di guardare alla Casa Bianca? ”Altamente improbabile”, concordano gli esperti, che lo giudicano poco meno che un pagliaccio.

In questo vuoto, rilevano allora gli analisti, potrebbero essere favoriti due teorici aspiranti: l’ex-governatrice dell’Alaska Sarah Palin o il deputato del Minnesota Michele Bachmann. Ma, almeno per la Palin, sarebbe una corsa tutta in salita: un sondaggio di Bloomberg News ha accertato che il 60 per cento degli americani la considerano sfavorevolmente. E anche lei è perseguidata dal giudizio dei media: ”ineleggibile”.

La mancanza tra i repubblicani di un ”frontrunner”, di un personaggio carismatico capace di raccogliere larghi consensi e quindi di poter affrontare con probabilità di successo la corazzata Obama riflette la convinzione che, a meno di un anno e mezzo dall elezioni, il presidente è un candidato molto difficile da battere. Nonostante l’incertezza sulla ripresa dell’economia e il tasso di disoccupazione fermo al 9 per cento, Obama avrà il vantaggio di essere già alla Casa Bianca, di essere cioè un ”incumbent”, con tutto il potere che ciò implica, ed avere forzieri stracolmi di soldi.

Naturalmente la situazione potrebbe cambiare radicalmente da qui al voto presidenziale, come nella storia della politica americana è sovente accaduto. Ma, allo stato dei fatti,  i sondaggi indicano che Obama è ora molto più popolare di quanto non fosse prima della missione, da lui ordinata, che ha portato all’uccisione del capo di Al Qaeda Osama Bin Laden.

Resta da chiedersi se gli americani, con l’economia in stato comatoso ed una disoccupazione micidiale, se ne ricorderanno tra un anno e mezzo, o se non saranno furibondi perchè andare a fare il pieno alla macchina in una gas station costerà una fortuna.

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