WASHINGTON, STATI UNITI -Mentre aumenta l’ostilita’ russa verso gli Usa, si profila un’altra ”guerre di spie” tra Mosca e Washington, dopo quella che nel 2010 aveva portato alla scoperta di una rete di dieci agenti ‘dormienti’ dei servizi segreti russi, espulsi con uno scambio degno della guerra fredda. Questa volta pero’ sono in ballo segreti industriali militari e non ci sono ancora eroine femminili come Anna Chapman, la sexy spia diventata una celebrita’ in patria.
L’Fbi ha smascherato una rete di undici persone nate nell’ex Urss accusate di esportare illegalmente dagli Usa tecnologia militare a favore delle agenzie militari e di intelligence russe. Otto sono state arrestate a Houston, in Texas, tre invece sono riuscite a rientrare in Russia. Si tratta di sei uomini e cinque donne tra i 31 e i 58 anni, tutti sospettati di aver ”partecipato ad un complotto furtivo e sistematico” dall’ottobre 2008.
Il sospettato principale, descritto come un ”agente non registrato del governo russo”, e’ un personaggio che sembra incarnare una classica storia di successo americana, un immigrato dell’ex Urss che ha fatto milioni di dollari con una ditta di export: Aleksand Fishenko, 46 anni, nato in Kazakhstan e vissuto a San Pietroburgo prima di stabilirsi dal 1994 negli Usa, dove ha la doppia cittadinanza americana e russa.
Accusato anche di riciclaggio, Fishenko e’ titolare di due societa’, la Arc Eletronics a Houston e la Apex system a Mosca, tramite cui avrebbe esportato senza licenza tecnologia militare dagli Stati Uniti alla Russia, per un valore di 50 milioni di dollari dal 2002. In particolare si tratta di componenti microelettronici, chip o microprocessori con un largo utilizzo militare: sistemi radar o di sorveglianza, sistemi di guida militari e
detonatori. Prodotti sulla cui esportazione gli Usa impongono severi controlli, elusi secondo gli investigatori anche tramite la falsificazione di documenti (ad esempio indicando pescherecci anziche’ sottomarini).
L’imprenditore rischia oltre 12 anni di carcere. Tra gli altri accusati principali figurano due top manager della ‘Arc’, Alexander Posobilov e Viktoria Klebanova. Mosca ha reagito sostenendo che ”le accuse sono di natura criminale e non legate ad attivita’ di intelligence”. Anche alcuni autorevoli esperti di sicurezza russi, come Andrei Soldatov, capo del think tank Agentura, sono perplessi sulla natura ”spionistica” della vicenda. Ma intanto il dipartimento Usa per il Commercio ha messo in una blacklist 165 tra societa’ straniere e persone fisiche in relazione all’attivita’ degli arrestati.
Secondo alcuni analisti russi, l’inchiesta potrebbe essere legata alla campagna elettorale americana, dove il candidato repubblicano Mitt Romney agita lo spettro della Russia come ”nemico geopolitico numero uno” e accusa il presidente Barack Obama di essere troppo cedevole verso Mosca. In ogni caso non aiuta a ricucire rapporti esacerbati anche dalla recente decisione di Putin di chiudere l’attivita’ dell’Usaid, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale.
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