Usa. Senato approva budget federale, ma alla Camera repubblicana sarà lotta dura

WASHINGTON, STATI UNITI – Al Senato americano non si vedeva una maratona notturna cosi’ da almeno sei anni, dallo storico dibattito in aula sulla guerra in Iraq, con le luci di Capitol Hill rimaste accese per l’intera notte.

La Camera alta del Congresso, infatti, dopo un estenuante e a tratti drammatico confronto tra democratici e repubblicani, e’ riuscita a varare la sua ‘finanziaria’, cosa che non gli riusciva da quattro anni. Il si’ al testo sul budget federale – che ricalca in gran parte la proposta messa sul tavolo dal presidente Barack Obama – e’ arrivato con una risicatissima maggioranza di un solo voto: 50 si’ e 49 no.

E’ pesato, in un Senato a maggioranza democratica, lo ”strappo” di quattro senatori del partito di Obama e un’astensione, a testimonianza di quanto il tema dei tagli alla spesa e dell’aumento delle tasse crei contrasti e divisioni, anche all’interno degli stessi schieramenti. Quello approvato e’ un piano da 3.700 miliardi di dollari, e prevede quasi un ‘trilione’ (1.000 miliardi di dollari) di entrate fiscali in dieci anni, eliminando tra l’altro molti sgravi e molte agevolazioni per gli americani piu’ ricchi, cosi’ come il presidente chiedeva da tempo.

Un piano, dunque, in netto contrasto con quello varato dalla Camera a maggioranza repubblicana (il cosiddetto ”piano Ryan”, dal nome dell’ex candidato alla presidenza), che punta di piu’ sui tagli alla spesa pubblica. Conciliare il piano del Senato con quello della Camera allo stato dei fatti è praticamente impossibile.

La partita del bilancio, dunque, negli Usa resta piu’ che mai aperta, con un accordo tra repubblicani e democratici che continua ad apparire come un miraggio. Di qui il nuovo appello della Casa Bianca, perche’ si lavori finalmente con l’obiettivo di trovare un ”terreno comune” tra le parti, permettendo il varo di un testo definitivo della finanziaria e ponendo fine a un braccio di ferro interminabile che mette a rischio la stessa credibilita’ del Paese, anche di fronte agli investitori e ai mercati finanziari.

”E’ ora di raggiungere un compromesso”, e’ il messaggio di Obama, che non puo’ che esprimere soddisfazione per il testo del Senato che – sottolinea la Casa Bianca – garantisce ”un approccio piu’ equilibrato” rispetto a quello della Camera: tagli alla spesa che non penalizzano eccessivamente la ripresa dell’economia, riforma che accelera il processo di aumento del carico fiscale sui piu’ ricchi. E stanzia 100 miliardi di dollari per le spese in infrastrutture con il fine di stimolare la ripresa economica. ”Il primo obiettivo del piano e’ proprio la creazione di posti di lavoro e la crescita economica”, commenta la senatrice democratica Patty Murray, presidente della Commissione bilancio.

Ma i repubblicani tornano ad attaccare sul deficit che, dati alla mano, col piano varato dal Senato e’ comunque destinato a salire nei prossimi dieci anni a 566 miliardi di dollari, con un debito pubblico che crescera’ di altri 5.200 miliardi, toccando quota 18.000 miliardi. Per questo il Grand Old Party ha votato ‘no’ in maniera compatta. Del resto il ‘suo’ piano, varato dalla Camera, prevede il pareggio di bilancio alla fine della prossima decade, con un debito pubblico non oltre i 14.000 miliardi nel 2023.

Ma, a sorpresa, a votare contro il testo sono stati anche quattro senatori democratici che cercano la rielezione nel 2014 e che non hanno obbedito alle consegne del partito: Mark Pryor dell’Arkansas, Kay Hagan della North Carolina, Mark Begich dell’Alaska e Max Baucus del Montana. Mentre Frank Lautenberg del New Jersey ha deciso di non votare. Un caso che fara’ di certo discutere in casa democratica.

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