Usa, strage. Obama il conciliatore batte l’astio della Palin

Nel giro di poche ore ai repubblicani è stato bruscamente ricordato che due forze molto diverse tra loro potrebbero impedirgli di riconquistare la Casa Bianca l’anno prossimo.

Queste due forze, scrive politico.com, sono Sarah Palin e il presidente Barack Obama, ciascuno dei quali ha a suo modo commemorato la strage in Arizona.

La ex-governatrice dell’Alaska ed ex-candidata repubblicana alla vice-presidenza ha dimostrato la sua incapacità, o mancanza di interesse, di andare oltre la sua aggressiva retorica politica fatta di lagnanze. D’altro canto, Obama ha rammentato a coloro che lo criticano la sua abilità nel radunare gli americani attorno ad un messaggio di riconciliazione.

Nel suo messaggio la Palin è stata provocatoria, sostenendo che il furioso dibattito politico nazionale dovrebbe continuare invariato anche dopo la strage, e accusando i critici che in qualche modo la collegano al massacro di attaccarla col sistema della ”calunnia di sangue”, espressione usata nel Medioevo per accusare gli ebrei di uccidere i bambini cristiani per fare il loro pane azimo col loro sangue.

Obama, dal canto suo, ha esortato il Paese ad onorare le vittime e gli americani a trattarsi con maggior ispetto. Riferendosi alla bimba di 9 anni Christina Taylor, una delle 13 vittime della strage, il presidente ha detto: ”Voglio che l’America sia buona come la voleva Christina”.

E’ difficile immaginare un più spiccato contrasto tra i due discorsi, rileva politico.com.

Molti repubblicani credono che siano soprattutto i media ad essere ossessionati dalla Palin, e credono anche che vi siano scarse possibilità che possa conquistare la nomination per la Casa Bianca. Ma sono anche convinti che se dovesse riuscirci, il tono del suo messaggio sul massacro ha dimostrato che sarebbe un disastro.

La Palin possiede la peculiarità di saper sfornare retorica che delizia i suoi sostenitori, fa infuriare i suoi critici e invariabilmente crea parossismo sui media. Ma il suo messaggio ha indicato che è  capace di fare solo quello.

Ed è questa una peculiarità che non trova approvazione al centro dello schieramento politico americano che, seppure dubbioso che la Palin sia in alcun modo responsabile per la strage in Arizona, preferisce la conciliazione al confronto irato.

Il messaggio della Palin non è piaciuto granchè neanche alla destra. Ha rilevato Ari Fleischer, ex-addetto stampa di George Bush: ”Avrebbe dovuto parlare di sofferenza, tragedia, speranza, forza e ripresa, mentre invece secondo il suo stile ha posto se stessa avanti a tutto”.

Obama invece si è  mostrato presidenziale, anche più di quanto alcuni credono che lo sia. Quello che ha attratto nel 2008 molti voti centristi verso di lui non sono state principalmente le sue idee ed i suoi programmi politici, ma piuttosto il suo impegno di cambiare il modo in cui vanno le cose a Washington.

Ancora non l’ha fatto, e, a volte, non ha mantenuto la promessa di ridurre la temperatura del confronto politico. Ma la sua fondamentale visione politica del mondo è in sintonia con quella della maggioranza degli americani che allo scontro preferiscono la conciliazione.

”Piuttosto che accusare o incolpare – ha implorato Obama – lasciamo che questa triste occasione espanda la nostra immaginazione morale, che ci insegni ad ascoltarci con maggiore attenzione, a rafforzare la nostra empatia, e che ci ricordi di tutti i legami e di tutte le speranze che ci tengono uniti”.

Il discorso del presidente, osserva politico.com, è stato un vivido esempio del suo credo nelle promesse fatte e un promemoria del perchè, anche dopo tante decisioni sbagliate, egli rimanga tuttora una formidabile figura politica. Quanto alla Palin, è manifestamente chiaro che ha fatto apparire Obama perfino migliore di quello che è.

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