NEW YORK – Sono ora consultabili pubblicamente, sul web, i mitici “Pentagon Papers” sul Vietnam – considerati una sorta di antenato dei documenti che WikiLeaks ha pubblicato all’inizio dell’anno mandando in subbuglio la diplomazia americana e del mondo intero – esattamente 40 anni dopo lo scoop del New York Times, nel 1971.
L’Archivio Nazionale degli Stati Uniti ha infatti reso disponibili, dal 13 giugno, tutte le settemila pagine circa (fatta eccezione per 11 parole che restano top secret) dei documenti riservati che spiegano in dettaglio il comportamento di quattro amministrazioni statunitensi sul Vietnam, tra cui le menzogne del presidente Lyndon Johnson.
Non sono attese in realtà rivelazioni di spicco, perché ampi stralci dei Pentagon Papers, e in particolare quelli più segreti ed esplosivi, erano stati pubblicati con ampio rilievo nel 1971 dal New York Times, e quindi dagli altri grandi quotidiani statunitensi.
E’ la prima volta però che il pubblico ha la possibilità di leggere tutti i Papers, grazie ai quali si era appreso che i leader Usa sul Vietnam dicevano una cosa in pubblico e cose totalmente diverse privatamente, o nelle riunioni a porte chiuse.
Anche i Pentagon Papers hanno il loro “soldato Bradley Manning”, l’uomo che ha consegnato centinaia di migliaia di ‘cable’ diplomatici riservati all’organizzazione diretta da Julian Assange, e si trova attualmente in carcere.
La gola profonda di 40 anni fa si chiama Daniel Ellsberg, ex marine e analista militare. Era stato lui a consegnare i documenti al Nyt, con un impatto senza precedenti, dato che dopo la pubblicazione dei primi stralci del documento sul Vietnam, il parere dell’opinione pubblica sulla lunga guerra degli Stati Uniti si modificò in maniera radicale.
Seguì un momento molto difficile per la politica americana, perché poco dopo scoppiò lo scandalo Watergate, con le traumatiche dimissioni del presidente Richard Nixon.
Le accuse più dure dei Pentagon Papers furono quelle nei confronti del presidente Johnson, un democratico. C’erano in particolare piani dettagliati per l’invasione del Vietnam, nonostante lo stesso Johnson avesse escluso categoricamente di avere intenzioni in tal senso.