Usa, il soldato-hacker eroe di Wikileaks: genio del pc tra depressione e abbandoni

Bradley Manning

Bradley Manning è un soldato-hacker con un passato familiare difficile, omosessuale non dichiarato con problemi di depressione e di isolamento dal mondo. Per questo avrebbe deciso di compiere il gesto clamoroso di passare di nascosto a Wikileaks le migliaia di documenti segreti del Pentagono poi divenuti pubblici attraverso il sito internet. E’ questa la ricostruzione del profilo di Manning a cui è giunto il New York Times, che oggi dedica al soldato-hacker un servizio in prima pagina.

Nato a Crescent, in Oklahoma, nel 1988, Bradley Manning è cresciuto appunto tra l’Oklahoma e Haverfordwest, in Galles, la città di provenienza di sua madre. I genitori si separarono quando lui era piccolo. In un primo tempo Manning seguì la madre in Galles, dove è rimasto per tutto il periodo delle scuole superiori. Ma, come hanno riferito al New York Times suoi ex compagni, senza riuscire a inserirsi con gli altri ragazzi, che lo consideravano ”strano”. La madre decise così di rimandarlo in America dal padre, che lo cacciò di casa appena scoprì che era gay.

Il giovane Bradley dormì per un certo periodo in macchina prima di trovare lavoro in una piccola società di software, ma fu licenziato dopo poco tempo. Il suo datore di lavoro di allora, Kord Campbell, lo ricorda come una ragazzo di notevole intelligenza e molto dotato nell’elaborazione di programmi, ma dalla personalità difficile.

Nel 2007 Manning si arruolò nell’Esercito, a Fort Huachuca, in Arizona, fu addestrato come analista di intelligence proprio per il suo talento informatico e mandato in Iraq. Contrario a ”ogni guerra”, ha confidato via e-mail ad un altro hacker Usa, Adrian Lamo, che avrebbe fatto ”qualcosa di clamoroso, a costo di passare in prigione il resto della vita”.

Ora è in carcere a Quantico, in Virginia. Rischia l’ergastolo. Mutuando il celebre film di Steven Spielberg, ‘Salvate il soldato Manning!’ è lo slogan scandito da giorni uno sparuto gruppo di dimostranti fuori della caserma militare in cui è detenuto.

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