Vaticano-Cina: la crisi dei vescovi rischia di peggiorare

PECHINO, 16 LUG – Si aggrava la ''guerra dei vescovi'' tra la Cina e la Santa Sede, dopo che il Vaticano ha scomunicato oggi Giuseppe Huang Bingzhang, il prete cinese di 44 anni che giovedì' scorso e' stato ordinato vescovo senza aver avuto l' approvazione del Papa.

La Chiesa ''patriottica'', secondo la quale il Papa e' la massima autorità' spirituale ma che per le questioni ''politiche'' ubbidisce ai dettami del governo di Pechino, sostiene che le nomine unilaterali sono determinate da uno stato di necessita', vale a dire la mancanza del vescovo in 40 delle 130 diocesi cinesi. Non e' chiaro perché' in questi casi non abbia funzionato il meccanismo di consultazione informale tra le due parti che ha portato negli anni passati ad una serie di ordinazioni concordate. Anzi il Vaticano sottolinea che il prete ''era stato avvertito in numerose occasioni'' che non avrebbe potuto essere approvato come vescovo dal Papa'' e che ''non avrebbe dovuto accettare'' la nomina del' Associazione patriottica.

La Cina e la Santa Sede non hanno relazioni diplomatiche dal 1951, quando il rappresentante del papa fu costretto a fuggire dalla Cina continentale e la sede della nunziatura apostolica – l'ambasciata papale – fu trasferita a Taiwan, dove si trova tuttora. L' Associazione patriottica e' stata fondata nel 1957 dal' Ufficio affari religiosi, l' organismo che controlla tutta la vita religiosa del paese, nonostante che la Costituzione garantisca ai cittadini cinesi libertà' di religione.

L' Ufficio pretende di controllare la vita delle comunità' religiose in tutti i suoi aspetti, per esempio si riserva di approvare le ''reincarnazioni'' dei lama buddhisti individuate dai monaci. All' Associazione patriottica sono iscritti circa sei milioni di cattolici mentre si ritiene che quelli appartenenti alla Chiesa cosiddetta ''clandestina' – cioè' coloro che non si sono ''registrati'' come cattolici presso l' Ufficio affari religiosi – siano almeno il doppio.

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