Verso il Pdl/ Ultime ore per An fra orgoglio e tensioni con Forza Italia

Fra sette giorni nascerà il Popolo delle Libertà. E fra qualche ora non ci sarà più Alleanza Nazionale, che si appresta alla celebrazione del doloroso passaggio – rappresentato plasticamente da un palco a forma di ponte – nell’ultimo congresso alla Fiera di Roma.

Come colonna sonora ci sarà l’Inno di Mameli (e non il tormentone “menomale che Silvio c’è”, ha puntualizzato il reggente di An Ignazio La Russa) e “Si può dare di più”, successo sanremese del 1987 che sarà cantato da Enrico Ruggeri.

Ai delegati sarà sottoposta una mozione in cui si stabilisce la confluenza di An nel Pdl. Saranno anche azzerate tutte le cariche. Gianfranco Fini, con quello che La Russa ha definito «un atto d’amore molto grande» non avrà cariche nel nuovo partito. Ma il ministro per le politiche Ue Andrea Ronchi rivendica una diarchia di fatto: «Il Popolo delle libertà nasce con due leadership perché sono due soci fondatori di questo grande e nuovo partito.

Fatto sta che il nascituro Pdl, del quale non è stato ancora definito lo statuto, avrà tre reggenti: Sandro Bondi, Denis Verdini e Ignazio La Russa. Ovvero due di Forza Italia e uno di An. Un rapporto 2/3 a 1/3 che potrebbe creare qualche nervosismo.

Come quello che c’è sulla questione dei circoli. Già ribattezzato la “guerra dei club”: Berlusconi vuole creare i “Club della libertà”, sul modello di quelli che costituirono la prima ossatura di Forza Italia nel 1994. Una struttura molto agile, dipendente soltanto dal Capo e senza necessità per i membri di iscriversi al partito.

La cosa non piace ai colonnelli di An: «Se Berlusconi farà i suoi club, anche noi entriamo nel Pdl con i nostri circoli». «Non possono esserci – avverte La Russa – partiti dentro il partito. Un conto sono le fondazioni e le associazioni culturali, che sono una ricchezza e resteranno. Ma non esiste che possano esserci strutture parallele al Pdl».

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