La brigata russa Wagner ha istituito una taglia sul ministro della Difesa Guido Crosetto. Una taglia da 15 milioni di euro. Lo scrive Il Foglio.
“L’allarme – scrive il quotidiano – è arrivato la scorsa settimana, prima dunque che la baruffa sui migranti portasse Prigozhin a offendere sul suo canale Telegram Crosetto. All’origine delle inquietudini dei servizi italiani ci sarebbero, pare, gli sfoghi di rabbia contro gli italiani da parte di Dmitri Medvedev, l’ex presidente russo, da mesi ormai all’avanguardia della propaganda ultranazionalista e militaresca russa”. Secondo il comparto dell’intelligence italiano, scrive ancora Il Foglio, “ci sarebbe una filiera ben definita, nella catena di trasmissione degli ordini che da Mosca potrebbe portare a Roma. La Wagner ha almeno due cellule in Europa: una nei Balcani, che si muove tra la Serbia e l’Albania; l’altra nei baltici, con sede in Estonia. Due manipoli di alcune decine di effettivi, da cui potrebbe staccarsi una pattuglia con l’obiettivo di compiere azioni mirate in Italia. I servizi di altri paesi, come la Polonia o la Francia, hanno d’altronde segnalato analoghi timori. Ma l’inserimento di un esponente di un governo del paese del G7 tra gli obiettivi dichiarati di una brigata al soldo del Cremlino è, evidentemente, qualcosa che segna un innalzamento del livello di rischio”.
Lo scontro Wagner-Crosetto
Qualche giorno fa il botta e risposta tra il ministro Crosetto il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin.
“L’aumento esponenziale” delle partenze, le parole di Guido Crosetto, è “in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi Africani”. Un problema “evidenziato dagli addetti ai lavori e un’allerta in questo senso era già giunta dai servizi come dal Copasir”.
La replica di Prigozhin a Crosetto: “Dovrebbe guardare meno in altre direzioni e occuparsi dei suoi problemi, che probabilmente non è riuscito a risolvere. Noi non siamo al corrente di ciò che sta succedendo con la crisi migratoria, non ce ne occupiamo, abbiamo un sacco di problemi nostri di cui occuparci”.