“Watergate” argentino: la polizia spiava tutti, anche la presidente Kirchner

Il giudice federale Norberto Oyarbide non ha scartato che possano essere stati oggetto di tali “indagini” anche la presidente Cristina Fernandez e suo marito l’ex presidente Nestor Kirchner
La presidente dell'Argentina Cristina Fernandez Kirchner

Come non poteva essere altrimenti non manca in Argentina chi tira in ballo il termine “Watergate”. Lo scandalo suscitato dalle intercettazioni telefoniche e le informazioni raccolte dalla polizia del governatorato di Buenos Aires, si allarga da settimane a macchia d’olio, tant’è che, oggi 17 novembre, alcuni oppositori hanno chiesto le dimissioni del governatore Mauricio Macri, politico di destra e netto avversario del governo centrale. Il quale, per altro, ha deciso di cacciare il capo della sua polizia Osvaldo Chamorro, così come aveva fatto due settimane fa con il suo predecessore Jorge Palacio.

Macri è stato costretto alla drastica misura dopo che gli inquirenti, già impegnati sul fronte di almeno una cinquantina di telefoni intercettati dall’ex poliziotto Ciro James, che lavorava nel ministero dell’educazione del governatorato, hanno scoperto in un computer di Chamorro richieste di informazioni ad una agenzia specializzata su diverse decine di oppositori e addirittura funzionari dello stesso suo governo.

In merito, il giudice federale Norberto Oyarbide non ha scartato che possano essere stati oggetto di tali “indagini” anche la presidente Cristina Fernandez e suo marito l’ex presidente Nestor Kirchner. Dopo lo scoppio dello scandalo, il governatore ha denunciato alla giustizia che le intercettazioni effettuate da James potevano essere frutto di una “infiltrazione” della polizia federale, apparentemente su input del governo centrale, per screditarlo. Ma ora che ha dovuto disfarsi del secondo capo della sua polizia nel giro di poche settimane, per lui la strada non sembra certo in discesa.

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