New York Times: “Wen Jiabao, capo straricco dei comunisti cinesi: ha 2,7 miliardi di dollari”

Wen Jiabao brinda ai 63 anni della Repubblica Popolare cinese (LaPresse)

PECHINO – Dal libretto rosso ai libretti al portatore: questa secondo un’inchiesta del New York Times è la parabola del premier cinese Wen Jiabao, 7o anni, che avrebbe accumulato una fortuna pari a 2,7 miliardi di dollari. Jiabao è capo del governo della Repubblica Popolare Cinese, uno Stato che, sebbene abbia aperto da 30 anni al libero mercato, mantiene un regime di socialismo reale in cui l’organo più importante è il Partito comunista cinese.

Non stupisce quindi che Pechino (“è diffamazione”) abbia censurato il sito del New York Times in Cina. Mostrare che il secondo comunista più potente al mondo dopo il presidente cinese Hu Jintao sia diventato miliardario, lui e la sua famiglia, proprio durante il suo mandato da primo ministro, è come dire ai talebani afghani che il mullah Omar nella sua vita privata si comporta come Flavio Briatore.

Il New York Times parla di una ricchezza di “almeno 2,7 miliardi di dollari” della quale avrebbero beneficiato anche “il figlio, la figlia, il fratello minore e il cognato” che “sono diventati straordinariamente ricchi durante la sua leadership”.

Wen Jiabao, profilo di “riformista” in prima linea contro la corruzione, ha sempre dichiarato di venire da una famiglia modesta: la madre era un’insegnante, il padre un allevatore di maiali ai lavori forzati. Questo è il suo passato, ma l’inchiesta del quotidiano americano dice che il suo presente è molto diverso. Indagando su un periodo che va dal 1992 al 2012, il NY Times non ha trovato una sola partecipazione azionaria intestata a Wen, In compenso tante tracce della sua ricchezza finora nascosta all’opinione pubblica cinese sono state trovate. A partire dalla madre, Yang Zhiyun, che non insegna più ma non si lamenta: è una splendida novantenne che investe in servizi finanziari qualcosa come 120 milioni di dollari. “Non solo è uscita dalla povertà, ma è divenuta incontestabilmente ricca”.

Se la signora Yang ride, il resto della famiglia certamente non piange miseria “in molti casi, i nomi dei familiari sono nascosti dietro strati di partnership e strumenti di investimento che vedono coinvolti amici, colleghi di lavoro e soci di affari”. Si parla di “banche, gioielli, resort turistici, aziende di telecomunicazioni e progetti di infrastrutture”. Investimenti e società camuffati con l’americanissimo sistema off-shore e le più tradizionali, da quelle parti, “scatole cinesi”.

Wen Jiabao, un puntino al centro delle bandiere rosse (LaPresse)

E il “fratellino”? Il fratello piccolo di Wen? “Ha un’azienda per il trattamento dei rifiuti, ha beneficiato di contratti statali da oltre 30 milioni di dollari”, racconta il New York Times. Mentre la moglie del premier cinese, Zhang Beili, è stata soprannominata dal giornale newyorchese “la regina dei diamanti” per la sua fruttuosa scelta di puntare sul settore delle pietre preziose, guardacaso strettamente controllato dallo Stato. Deve essere sempre un caso che la fruttuosità degli investimenti della signora Zhang si sia impennata da quando il marito è stato nominato premier.

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