Wikileaks, il console Usa: “I politici italiani non combattono la mafia, dal ponte sullo Stretto benefici ai boss”

Secondo le ultime indiscrezioni di Wikileaks i politici italiani non lottano contro la mafia. J. Patrick Truhn, console generale Usa a Napoli, in un dispaccio del giugno 2008 ha scritto: “Anche se le associazioni imprenditoriali, i gruppi di cittadini e la Chiesa, almeno in alcune aree, stanno dimostrando promettente impegno nella lotta alla criminalita’ organizzata, lo stesso non si puo’ dire dei politici italiani, in particolare a livello nazionale”.

“Come ci ha ricordato Roberto Saviano, il tema (della lotta alla criminalità organizzata, ndr) è stato virtualmente assente dalla campagna elettorale di marzo-aprile” 2008, ha detto ancora Truhn.

Il diplomatico ha suggerito a Washington di “lavorare per fare presente al nuovo governo che la lotta al crimine organizzato è una seria priorità del governo Usa, e che i drammatici costi economici della criminalita’ sono un argomento convincente per una azione immediata”.

Religiosi sotto scorta per la loro lotta al crimine organizzato, così come giornalisti o lo stesso Roberto Saviano: a questi contatti si sono rivolti i diplomatici americani basati a Napoli per affrontare il tema del “crimine organizzato” in Italia. Tra i contatti del console generale nel capoluogo partenepeo, si evince dai file pubblicati da Wikileaks, figurano i ‘sotto scorta’ Roberto Saviano, il giornalista Lirio Abbate, padre Luigi Merola e il vescovo Michele Pennisi. Numerosi poi gli incontri con i magistrati, da Antonio Ingroia a Francesco Messineo, e i prefetti di Reggio Calabria e Messina.

La Chiesa cattolica invece “viene criticata per non assumere una forte posizione pubblica contro il crimine organizzato. Uno dei pochi preti che lo ha fatto, padre Luigi Merola, è ora sotto scorta, cosi’ come il vescovo di Piazza Armerina Michele Pennisi”. Lo si legge in un cable del giugno 2008 in cui Washington viene esortata a “cercare maggiore cooperazione” del Vaticano sul fronte della lotta al crimine.

Secondo Truhn in tema di mafia ci sarebbe in ballo anche il ponte sullo stretto di Messina. “La maggiore sfida allo sviluppo economico (in Sicilia, ndr) rimane la mafia, che potrebbe ben essere il principale beneficiario se il ponte sullo Stretto di Messina, di cui si parla da secoli, venisse eventualmente costruito”.

Il ponte “servirà a poco senza massicci investimenti in strade e infrastrutture in Sicilia e Calabria”. In un dispaccio del giugno 2009 pubblicato da Wikileaks in cui si analizza la situazione in Sicilia, dopo lo scontro politico tra Raffaele Lombardo e “il partito del premier Silvio Berlusconi”, il diplomatico ha spiegato che il “grandstanding” (teatrino) politico ha “bloccato una operazione di trivellazione per gas lo scorso anno e minaccia di rinviare un importante sistema di comunicazione satellitare della Marina statunitense”.

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