Xi Jimping come Confucio: aspetta sulla riva del fiume e fa affari con tutti, un maestro dell’Arte della attesa

Xi come Confucio. Due o tre cose bisogna pur dirle sulla Cina che molti ritengono sia la più adatta a riportare la pace in Ucraina ma ancora è scesa dal pero. Si limita ad assistere.

Il premier Xi sta sulla riva del fiume, come consigliava secoli fa il connazionale Confucio. La chiamano “l’Arte della attesa” ed in questo il gattone Xi Jinpig è un maestro. Non a caso è in sella da oltre dieci anni e, si converrà, già di per sé questa è una bella impresa, visto l’ambientino che lo avvolge.

Non va però dimenticato che fa parte dei Taizi, ovvero i “Principi Rossi“, il plotone di figli e nipoti dei protagonisti della luna marcia (12.000 km in 370 giorni tra altopiani aridi e cime innevate) – Mao in testa – che portò alla vittoria.

Dunque il caro Presidente , che è pure il Comandante in capo del potente Esercito Popolare di Liberazione (oltre 2 milioni di unità attive), ha ferro e carbone per fare ciò che vuole. Ma cosa farà? E col secessionismo di Taiwan “questione interna della Cina”(parole sue) come finirà? Detto questo una idea ce la siamo fatta.

XI PENSA SOPRATTUTTO AGLI AFFARI

1) La Cina pensa agli affari. Poche storie. Basta fare una passeggiata  sul lungomare di Shanghai e vedere quante banche sono schierate , e si capisce il DNA del Paese. Putin? Fa comodo per abbuffarsi di gas russo a basso costo.

Di nascosto i colossi statali (Sinopec e PetroCina) approfittano della svendita voluta dallo zar (fonte Bloomberg). Un affarone per due. E non finisce qui. Il gasdotto “Power of Siberia” (collega la Russia alla Cina)  presto sarà affiancato da una nuova condotta. Ergo, se due più due fa ancora quattro, l’asse Putin-XI Jimping va avanti.

XI NON DARÀ MAI LE ARMI A PUTIN. FORSE.

2) Ma il Principe Rosso fa affari anche con  l’Occidente. Soprattutto. Alberto Brandani, già ambasciatore a Pechino ed oggi presidente del Centro studi sulla Cina contemporanea,ha calcolato che il volume di affari è dieci volte superiore al volume con la Russia. 

Vien da dedurre che il volpacchiotto di Pechino non darà mai le armi a Putin. Forse. Almeno alla luce del sole. Sarà così? Meglio non scommettere. Da quando da quelle parti è passato il mercante Marco Polo, i cinesi hanno imparato che “pecunia non olet”, il denaro non ha odore. Lo diceva l’imperatore Vespasiano che se ne intendeva di odori: aveva messo una tassa sull’ urina raccolta nelle latrine gestite da privati. E incassava senza rossori.

UN BISOGNO CONCRETO DI PACE

3) La Cina ha bisogno della pace non solo come scelta valoriale astratta, ma per ragioni concrete. La crescita della sua economia non dipende soltanto dalla domanda interna o dagli investimenti; dipende molto dal commercio.

Ecco perché – ma è soltanto una opinione – la Cina comunista punta molto per uscire dal sottosviluppo e per l‘emancipazione del Paese. Xi Jinping cerca un compromesso che faccia tacere le armi; quello che invece vuole l’America non si capisce.

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