Yemen, Usa: Saleh prossimo bersaglio di un attentato interno?

WASHINGTON- L'attacco in cui è stato gravemente ferito il presidente yemenita Ali Abdallah Saleh il 3 giugno scorso, è stato in realtà un tentativo di ucciderlo probabilmente ordito dall'interno.

Lo affermano esperti americani di intelligence e geopolitica. L'agenzia di analisi strategiche Stratfor afferma infatti che l'esplosione è stata causata da una bomba piazzata nella moschea del palazzo presidenziale di Sanaa, non da un proiettile di artiglieria.

La tesi si basa sull'analisi di fotografie scattate dentro e fuori il sito dell'esplosione e ottenute martedì scorso.

''Guardando le immagini da molto vicino – ha dichiarato Scott Stewart, vicepresidente incaricato delle informazioni tattiche – abbiamo potuto stabilire che si è trattato di un ordigno esplosivo, non di una munizione militare''. In particolare, le foto mostrerebbero lo scoppio ha spinto i mattoni dell'edificio verso l'esterno, non verso l'interno.

Stratfor ha inoltre trovato un piccolo buco nel muro, che potrebbe essere stato il luogo dove la bomba è stata deposta, da persone che conoscevano sia il luogo che le abitudini del rais yemenita.

L'analisi delle macerie fa infine pensare che sia stato usato un esplosivo di tipo militare, forse Tnt (tritolo) o Semtex. Tutto cio', conclude Stewart, ''ci indica che si è trattato probabilmente di un attentato architettato dall'interno''.

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