Le truppe russe arrivarono a pochi minuti dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky e dalla sua famiglia nelle prime ore della guerra. I loro spari erano udibili tra le mura del suo ufficio: fu subito chiaro che gli uffici presidenziali non erano il posto più sicuro dove stare.
Zelensky racconta a Time le prime ore dell’invasione
I militari informarono Zelensky che squadre d’assalto russe si erano paracadutate a Kiev per uccidere o catturare lui e la sua famiglia. Lo scrive sul numero pubblicato oggi Time.
La rivista americana dedica a Zelensky la copertina e un vasto servizio (“Inside Zelensky’s world”) in cui è lo stesso leader ucraino a raccontare la vita quotidiana nel bunker da dove guida la risposta all’attacco russo.
Nelle prime ore dell’attacco russo – riporta il Time – mentre le truppe ucraine combattevano i russi per le strade, la guardia presidenziale cercava di sigillare il complesso con qualsiasi cosa potesse trovare.
Un cancello all’ingresso posteriore fu bloccato con un mucchio di barricate della polizia e tavole di compensato, somigliava più a un cumulo di rottami da discarica che a una fortificazione.
“Sembrava un manicomio, fucili automatici per tutti”
“Sembrava un manicomio. C’erano fucili automatici per tutti”, ha raccontato a Time il consigliere presidenziale Oleksiy Arestovych,.
Che – nota il corrispondente del Corriere della Sera, “essendo un veterano del servizio d’intelligence militare era uno dei pochi a saperli usare”.
Gran parte dello staff di Zelensky proviene infatti dal mondo della tv e dello spettacolo. “Prima di quella notte, cose del genere le avevamo viste soltanto nei film”, ha raccontato Andriy Yermak, il capo dello staff presidenziale.
Zelensky è rimasto a Kiev con la moglie e i figli durante l’assedio. Questo resterà un merito assoluto, una credibilità di leader conquistata sul campo di battaglia.