Boldrini memoria corta, aprì la Camera in agosto per una legge inutile, cambiò uxoricidio in femminicidio ma invano

Onorevole Laura Boldrini, lei non ha forse una memoria ferrea perché altrimenti non avrebbe fatto un gran can-can contro “YouPorn e i maschietti che considerano le ragazze pezzi di carne”.

Al contrario, noi (con la memoria che funziona ancora bene) vorremmo riportarla indietro nel tempo e cioè al dieci agosto del 2013 quando lei era sempre il presidente della Camera.

Prima però gradiremmo tornare ai giorni nostri e riportare quel che ha scritto dopo l’efferato omicidio di Giulia Cecchettin. Si parlava di partitocrazia e dintorni e non ha mancato di intervenire: “Se le nostre ragazze vengono considerate pezzi di carne noi con questa destra non vogliamo niente a che fare”. 

Avvolgiamo il nastro e d’un balzo andiamo di nuovo al 2013. Si doveva approvare una legge sulla violenza contro le donne. Era agosto, mese in cui la Camera è chiusa per le ferie estive.

Ciononostante la Boldrini voleva riaprirla perché una legge così importante non poteva attendere. Giusto. Fu un grande colpo di teatro. Solo che l’onorevole Boldrini aveva chiuso nel cassetto non solo la  funzionalità della Camera, ma anche il regolamento che indica che è la conferenza dei capigruppo ad essere il “dominus” in simili circostanze. A farglielo notare ed a porla in imbarazzo fu l’onorevole Gianluca Pini della Lega.

Adesso la Boldrini si adombra e lancia le sue frecciate alla destra con cui, ripete, non si può stare. Riporta il caso emblematico del ministro Lollobrigida che potrebbe aver violato anche il codice penale.

Però quando si avanzano certe accuse non si può dimenticare quel mese di agosto del 2013 quando d’imperio voleva riaprire il Parlamento per una legge che avrebbe potuto aspettare un paio di settimane.

Anche perché, a conti fatti, quella legge così fortemente voluta da Laura Boldrini servì a ben poco, se nel frattempo tante donne sono state ammazzate. Han voluto chiamare l’uccisione delle donne non più omicidio o uxoricidio ma femminicidio, ma le cose non sembra siano cambiate molto.

Poi c’è il caso del ministro Lollobrigida. Il quale dovendo arrivare a Caivano per un impegno istituzionale, è sceso da un Freccia Rossa (in ritardo di oltre un’ora) ed ha raggiunto in macchina il paese campano in tempo per l’inaugurazione di un parco. Eppure è sempre pronta ad intervenire con ironia e cattiveria quando l’iniziativa è della destra. Parole di fuoco che dimostrano come lei considera una persona che non ha le sue stesse idee non un avversario politico, ma un nemico. 

Il fatto inconcepibile è che ha ricoperto un incarico assai importante per il nostro Paese. E’ stato il presidente della Camera, vale a dire la terza carica dello Stato. Dobbiamo ritenere che ha dimenticato quale deve essere il compito di prestigio che ha ricoperto.

Un comportamento al di sopra delle parti, né di destra, né di sinistra, né per la maggioranza, né per l’opposizione. Come un magistrato, insomma, che non deve farsi influenzare da nessuno quando emette una sentenza nel nome del popolo italiano.

Nei giorni scorsi una parte del Parlamento ha creato un gran putiferio sulla decisione del ministro Lollobrigida reo di essere sceso da un treno per poi proseguire con una macchina di servizio per arrivare in tempo ad una manifestazione che doveva essere inaugurata proprio da lui.

Apriti cielo: la sinistra è insorta.  “E’ una interruzione di pubblico servizio”, si è detto. Come è ormai consuetudine si sono chieste le dimissioni del ministro dell’agricoltura.

Singolare questo comportamento: quando è scoppiato lo scandalo dell’onorevole Soumahoro, nessuno di quella parte politica si è “permesso” di dire che quel signore non poteva più frequentare l’aula di Montecitorio. Nemmeno gli onorevoli Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e cioè coloro che lo avevano proposto e raccomandato per vincere le elezioni, hanno aperto bocca.

Si sono limitati a suggerire al loro figlioccio che avrebbe fatto bene ad autosospendersi. Ok: l’interruzione è durata lo spazio di un mattino. Oggi, l’onorevole di colore che ha cambiato casacca passando al gruppo misto siede ancora a Montecitorio, con tutti gli annessi e connessi economici che comporta.

Naturalmente, l’onorevole Laura Boldrini non ha mosso un dito in quella circostanza. Che cosa avrebbe potuto dire trattandosi di un compagno con la “C” maiuscola? Le parole dei colleghi che indossavano la sua stessa casacca avrebbero potuta travolgerla in un nuovo scandalo? Silenzio assoluto. 

Il potere a volte annebbia gli occhi, ma c’è sempre qualcuno in grado di smentire chi fa finta di non vedere e di non avere più memoria.

 

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Bruno Tucci