Putin isolato? Calma. È una narrazione che ha fatto il suo tempo. Va aggiornata. I fatti dicono che lo zar di Mosca non è più accerchiato, se mai lo è stato.
In ogni caso, come fanno i pugili di talento finiti nell’angolo del ring ma sanno uscirne conquistando addirittura il centro dell’anello, così Putin a 72 anni è uscito dalla presunta quarantena con lo slancio del mago escapologo Harry Houdini e l’arte di un illusionista alla David Copperfield.
Ha fatto la star al vertice dei Paesi Brics (metà della popolazione del pianeta) ma giocava in casa nella Kazan capitale della Repubblica dei Tatari, gente meravigliosa, forse i turchi più ospitali.
Qui, a 820 km da Mosca, il numero uno del Cremlino ha incontrato il capo dell’Onu, il quasi coetaneo Antonio Guterres (portoghese di Lisbona) e in Mondovisione ha ricevuto dal vecchio Tony una cordiale stretta di mano ed un ossequioso e riverente inchino.
Per poco non gli baciava la pantofola; atteggiamento criticato dai più che hanno bersagliato Guterres sui social (e non solo) ricordandogli che la Russia ha invaso l’Ucraina, che bombarda ogni giorno i civili, che sottrae alle famiglie i bambini.
E che sulla testa del “chierichetto del patriarca Cirillo” pende un mandato di cattura spiccato dalla Corte Penale internazionale dell’Aia. Vladimiro ha sfoderato un sorriso (ovviamente in favore di flash e telecamere) e buona notte ai suonatori. Missione compiuta. Domanda: perché Putin ha sfidato, danneggiando la reputazione dell’Onu?
La risposta la dà il giornalista Bob Woordward, ex Washington Post, oggi 81enne; il giornalista, per capirci, che nel 1972 rivelò al mondo lo scandalo del Waterrgate firmando memorabili reportage con il collega Carl Bernstein.
Allora colpì Richard Nixon, 37esimo presidente degli Stati Uniti, repubblicano, costretto alle dimissioni; oggi rivela al mondo l’anima segreta di Putin, “un uomo abilissimo nello sfruttare i grandi eventi pubblici come palcoscenico per prendersi gioco del prossimo”.
Appunto come al vertice di Kazan, organizzato su misura per capovolgere la narrazione occidentale. Il saggista statunitense, servendosi delle sue fonti riservate, ricostruisce nel suo ultimo libro fresco di stampa (“War”, 474 pagine, ed. Solferino) gli ultimi tempi tumultuosi di politica internazionale. Entra nel cuore del Potere ,racconta fatti e misfatti non solo della guerra in Ucraina.
Russia e Israele mai così’ lontani. La rappresaglia israeliana contro l’Iran — raid di quattro ore nella notte con oltre 100 aerei e droni, operazione definita “i giorni del pentimento”, colpite 20 basi, accecati i radar in Siria e in Iraq, quattro i soldati iraniani morti – probabilmente non innescherà la reazione di Teheran ma di sicuro rafforzerà i rapporti , peraltro già solidi, con Mosca. E forse eviterà, come scrive il New York Times, una guerra totale.
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