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A Sanremo non ha vinto Olly, ha perso Elly: come la politica ha invaso le canzoni - Blitzquotidiano.it (Olly e Lucio Corsi vincitori a Sanremo nella foto Ansa)
Sanremo e Grande Politica. L’Europa reagisce alle aggressioni di Trump, non vuole essere esclusa dai prossimi accordi del presidente degli Stati Uniti con Putin.
Non lo merita, pretende di non essere isolata ed ha ragione. Ambisce ad uscire dal torpore con cui ha vissuto negli ultimi anni e desidera rispondere a quelli che Marina Berlusconi definisce “atti di bullismo”.
Purtroppo, anche in circostanze così difficili e pericolose, nei Palazzi Romani non può mancare la sfida. Il primo a far sentir la sua voce è Giuseppe Conte, il quale vuole ancora dimostrare alla Schlein di essere lui il vero uomo nuovo della sinistra.
Sanremo e l’Ucraina
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“Nella Guerra Russia-Ucraina è mancata una strategia politica”, dice. “Volevano vincere con le armi invece che con la diplomazia”, sostiene. Lui suona la carica e a divide i partiti.
Torna di moda il sostantivo isolamento e, naturalmente, a entrare nell’occhio del ciclone è Giorgia Meloni.
Innanzitutto, perché l’Europa non poteva digerire una donna che non aveva negato il fascismo. La verità è che queste accuse sono precipitate nel vuoto quando le prefiche hanno potuto rendersi conto che la nostra premier aveva tutte le carte in regola per primeggiare in Europa. Secondariamente, perché era l’unica premier dei Paesi forti ad avere alle spalle una indiscussa stabilità di governo.
Infine poi, perché nel giro di pochi mesi, gli altri primi ministri europei avevano avuto modo di apprezzare le sue doti diplomatiche e la sua dimestichezza con le difficoltà della politica.
Meloni e Trump
Oggi, il ritornello torna ad essere di moda solo perché la Meloni ha stretto una vera amicizia con Trump (vedasi la liberazione di Cecilia Sala).
Che cosa potrà succedere, insinua la minoranza? Che l’Italia sarà di nuovo un pesce fuor d’acqua nel vecchio continente e Donald la riterrà una alleata di serie B, pronto a darle qualche briciola in cambio del silenzio.
Ecco fatto: cerca, cerca si è trovato il modo di attaccare la premier e non darle lo spazio che merita. Isolata prima, isolata adesso, anche se con Washington ha un biglietto da visita niente male.
L’accusa più violenta è tutta in un interrogativo: “Oggi Giorgia con chi sta? Con l’Europa aggredita da Trump o con Ronald perché ritiene di essere l’unica traghettatrice fra il continente in cui viviamo e la super potenza americana?”
Chiaro che è una domanda a cui una premier non potrà mai rispondere con le parole, ma con i fatti. La realtà è che ella ha sempre dimostrato di essere una patriota (absit iniuria verbis) e non potrà che comportarsi così.
Qualcosa, però, deve pure inventarla la sinistra per tenere accese le sue speranze. Le difficoltà all’interno sono tante e allora si tenta di svicolare andando alla ricerca del pelo nell’uovo per “fare caciara” (si direbbe a Roma).
La lotta fra i moderati di Prodi e Franceschini e i rivoluzionari della Schlein è appena cominciata e non si sa come andrà a finire.
Così si cercano tutti i pretesti per innescare una polemica: pure il festival delle canzonette è stato l’occasione buona per dimostrare che è stata una rassegna sovranista.
Gli oltre 13 milioni di italiani incollati alla tv non hanno zittito i critici ad alzo zero che hanno potuto solo ricordare il successo di Amadeus finito oggi nel dimenticatoio. “Carlo Conti è stato un conduttore di parte”, tuonano.
Le più scatenate sono le femministe che non hanno gradito la circostanza che tra i cinque finalisti del festival non ci fosse nemmeno una donna. La risposta più piccante viene da una vignetta apparsa stamane sul Tempo: “Non basta chiamarsi Giorgia per vincere”, alludendo alla cantante che non è arrivata prima, ma ha avuto il grande apprezzamento del pubblico. Allora, per concludere: a Sanremo non ha vinto Olly, ha perso Elly. Viva la sincerità.