
A Ventotene d’inverno ci va solo Zingaretti, Salvini preferisce Washington ma Tajani si in…zza (foto ANSA: Fornaro del Pd attacca Meloni per le citazioni del Manifesto di Ventotene) - Blitz quotidiano
A Ventotene d’inverno ci va solo Zingaretti, Salvini preferisce Washington ma Tajani si infuria.
Che singolare Italia è mai quella in cui viviamo: mentre nel mondo impazzano due guerre e molti Paesi hanno i bilanci in rosso, da noi la politica si azzuffa e trova il modo di litigare anche sull’interpretazione e il significato di una parola.
No, per carità: riarmo non va bene, nemmeno difesa europea. Eccolo il sostantivo giusto: readiness che vuol dire prontezza. Contro chi e per quale ragione? La verità è che non troviamo di meglio. Chissà un giorno……
Il panorama che circonda le persone che vivono da Bardonecchia a Ragusa è questo: per una manifestazione pro Europa a Roma si spendono 350 mila euro, tutte a carico del contribuente, mettendo in crisi il già traballante sindaco Roberto Gualtieri.
Ventotene deserta

A sinistra si organizza una gita a Ventotene (bella idea, non c’è dubbio) dove vanno solo figure di secondo piano. Si deve presentare un libro di Ernesto Ruffini (ex signore delle tasse) su cui i moderati del Pd contano tanto.
Parlare di flop è un eufemismo. Non ci va nessuno: Conte, Renzi, Calenda, Fratoianni e Bonelli restano a casa. Pure Elly Schlein (sorpresa!) non ne vuol sapere di imbarcarsi su quella nave. Colpa del mare agitato che può creare danni allo stomaco? No: è che molti non si fidavano del successo e hanno disertato.
Il solo Nicola Zingaretti, ex segretario del Pd, ha avuto il coraggio di prendere la parola per difendere “lo spirito comune”. Così, il campo di Ventotene assomiglia tanto ad un altro campo che la Schlein vuole a tutti i costi. Fino a quando? Domanda: che isola era mai questa?
Andiamo avanti: a Palazzo Chigi e dintorni non si vive in santa pace. Chi ha ancora la sfrontatezza di dire che la destra marcia unita?
Colpo di fulmine di Salvini per Vance
Matteo Salvini fa quel che vuole senza comprendere il male che fa alla maggioranza. Telefona a Vance, ritiene che l’uomo sia di prim’ordine (e già questo depone male ), forse strappa pure una visita a Washington con Trump.
Ma non ci doveva andare Giorgia Meloni in rappresentanza dell’Italia? E’ un particolare che conta poco per il leader del Carroccio. Ad un derby il principio di De Coubertin (l’importante è partecipare) non vale. E’ essenziale solo la vittoria a qualunque costo.
Antonio Tajani, che è non solo uno dei due vice premier, ma soprattutto il ministro che è a capo della Farnesina, si indigna e lancia parole di fuoco: “La politica estera spetta al presidente del consiglio e al sottoscritto. Ogni altra iniziativa è soltanto privata e nulla più”.
C’è anche il siparietto della libertà di stampa che non va dimenticato. La scena ha per protagonisti un ex presidente del Consiglio, considerato il padrino della sinistra, al secolo Romano Prodi, e una giornalista di Mediaset, Lavinia Orefici.
Il suo compito è quello di porre domande all’inventore dell’Ulivo. Solo quelle che piacciono a lui: quelle scomode le respinge, anzi lo fanno uscire fuori dai gangheri. “Che interrogativo è mai questo?”, dice alla giornalista. “Mi strattona e mi tira i capelli”, racconta la collega. Se è tutto vero, bisogna che il Parlamento si occupi davvero del lavoro di chi fa informazione. Comunque, il buon professore non si lascia intimidire ed esprime il suo innovativo parere: “E’ necessaria subito l’alternativa”. A sinistra è un concetto che nessuno conosceva.
A riportare la saggezza nel Paese è il presidente della Repubblica. Sergio Mattarella parla e si occupa dei dazi che sarebbero per il “made in Italy” una vera rovina. Pensiamo al vino, al parmigiano, all’olio, alla mozzarella, alla filiera agricola e a tanti altri beni nostrani. “Il danno per noi sarebbe gravissimo”, spiega ancora il capo dello Stato. In sintonia con Giorgia Meloni la quale ritiene che rispondere ad una tassa con un’altra tassa sarebbe un terribile errore.
Bisogna trovare una strada diversa, il braccio di ferro è quanto mai pericoloso.
Vogliamo aggiungere altro? Finiremmo col riempire un elenco telefonico. Ci basta ricordare un bellissimo editoriale di Agnese Pini, direttore del Resto del Carlino, intitolato così: “L’Italia litiga mentre il futuro la travolge”. Che dire di più!