
Accordo tra Usa e Ucraina per 30 giorni di tregua. La Russia dice di non voler "correre troppo" e chiede garanzie (nella foto Ansa, l'inconro a Gedda) - Blitz Quotidiano
A Gedda, in Arabia Saudita, l’Ucraina ha accettato la proposta Usa che prevede una tregua temporanea di 30 giorni. La Russia però frena chiedendo garanzie e dice di “non correre troppo”.
I colloqui tra funzionari ucraini e americani sono durati circa 8 ore e hanno in un certo senso archiviato lo scontro tra Zelensky e Trump alla Casa Bianca. Gli Stati Uniti al termine dell’incontro hanno anche dichiarato di voler ricominciare a fornire aiuti a Kiev.
Nella dichiarazione congiunta si è sottolineato come in Arabia Saudita siano stati compiuti passi importanti per arrivare a una pace duratura per l’Ucraina. Un percorso che, però, deve avere il via libera da Mosca. È quello che ha auspicato Trump parlando dopo il vertice: “Ora dobbiamo parlare con la Russia, si spera che Putin sia d’accordo con il piano”.
Putin chiede garanzie
Fonti russe hanno replicato a quanto detto dal presidente Usa dicendo di non voler “correre troppo”. Alla Reuters, le stesse fonti hanno detto che qualsiasi accordo per porre fine alla guerra in Ucraina dovrà tenere conto dei progressi russi e rispondere alle preoccupazioni di Mosca. Vladimir Putin avrebbe quindi delle difficoltà ad accettare l’idea del cessate il fuoco senza discutere i termini e ottenere qualche tipo di garanzia, a fronte del fatto che la Russia sta avanzando e di molto sul terreno.

Colloquio telefonico tra il capo della Cia e quello dell’intelligence russa
Per favorire un accordo, l’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Steve Witkoff, sarà a Mosca giovedì per incontrare Putin.
Intanto il capo della Cia, John Ratcliffe, e quello dell’intelligence esterna russa, Sergei Naryshkin, hanno avuto un colloquio telefonico durante il quale hanno concordato di mantenere “contatti regolari” tra loro “allo scopo di contribuire a garantire la stabilità e la sicurezza internazionale, nonché a ridurre lo scontro nei rapporti tra Mosca e Washington”.