Addio Pci? A leggere il programma della festa del Pd che si terrà il 25 agosto a Bologna sembrerebbe di si. Proibite le bandiere rosse, banditi gli slogan da campagna elettorale. E soprattutto mancherà un invitato di riguardo: l’Unità.
Si, avete compreso bene: il giornale che è riuscito dopo una lunga serie di vicissitudini e di sacrifici economici per i giornalisti a non ricevere il biglietto che in genere si spedisce agli ospiti.
Cosa succede? Chi ha i capelli che cominciano a diventare bianchi ricorderà le paginate che il quotidiano, organo del Partito Comunista, riservava all’evento. I discorsi dei massimi dirigenti, parola per parola, le interviste agli iscritti (sempre benevole), foto gigantesche e tutto andava bene madama la marchesa. Ad agosto l’Unità non ci sarà e quindi niente sviolinate ai compagni di grido. Certo non si potranno evitare i pugni chiusi dei nostalgici, ma questo fa parte del gioco delle parti.
L’interrogativo di fondo è: davvero il Pd ha deciso di dimenticare il passato come chiede alla Meloni di togliere la fiamma dal simbolo dei Fratelli d’Italia? Sinceramente, con la nascita della Margherita, la situazione era cambiata. I moderati erano la maggioranza, i nostalgici diminuivano a vista d’occhio. Poi, all’improvviso, Elly Schlein è diventata la segretaria del Pd, vale a dire il numero uno di via del Nazareno. La sterzata è stata brusca, l’aria è cambiata e chi riteneva di far parte di un partito moderno, socialdemocratico ha dovuto ricredersi. Con fatica, ma senza poterlo smentire.
Così i democratici hanno ripreso a dividersi come e più di prima. La Schlein vuole creare una sinistra- sinistra e lo dice apertamente senza il minimo scrupolo. Imbarazzo dei vecchi, euforia dei più giovani che avevano silurato Stefano Bonaccini, battuto proprio dalla sua vice alla presidenza dell’Emilia-Romagna. D’altronde che il Pd abbia preso una strada diversa lo si è compreso quando i figlioli prodighi Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani, dopo la scissione e la creazione di un nuovo gruppo, sono rientrati nel loro alveo naturale.
“Bisogna ricominciare a fare la vecchia sinistra”, tuona la segretaria. Come? Con Vincenzo De Luca, governatore della Campania? Dissidio aperto fra i due: uno a Scilla, l’altra a Cariddi. Ma c’è sempre il modo di trovare un accomodamento. De Luca non sarà più il critico numero uno dei dem, ma in cambio potrà presentarsi alle elezioni amministrative che si terranno in Campania puntando per la terza volta a sedersi su quella poltrona.
Malgrado gli sforzi e i dietrofront di alcuni rappresentanti, la segreteria si barcamena. Soltanto sul cosiddetto utero in affitto, Elly non ha dubbi: partecipa al gay pride, nonostante qualcuno (e non pochi) storcano la bocca, inveisce contro il governo che non comprende l’evolversi dei tempi, chiede al sindaco di Roma una mossa che possa essere d’esempio. Ubbidisco, risponde il primo cittadino della capitale e riconosce una creatura “nata” da due genitori dello stesso sesso.
Dunque, si deve credere o no alla scomparsa del Pci? Sono passati gli anni, i nostalgici sono pochi sia a destra che a sinistra. Non si possono rincorrere idee che i giovani non comprenderebbero e non comprendono.
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