Che flop il Cda Rai. Mettiamoci per un attimo nei panni di Elly Schlein: lavora da tempo per costruire il campo largo, l’unico in grado di battere la destra e Giorgia Meloni. Fa una gran fatica a parlare con l’uno o con l’altro dei vari partiti. Molte foto li mostrano sorridenti e felici i vari Fratojanni, Bonelli, Renzi, la stessa Schlein. E’ un traguardo raggiunto, pensa la segretaria del Pd, tanto più in Liguria l’alleanza è cosa fatta.
Poi, arriva il giorno delle nomine Rai e lo schianto è fragoroso. I 5Stelle votano con la sinistra estrema e si scelgono i loro candidati preferiti. Il Pd, con Italia Viva e Azione, salgono sull’Aventino (corsi e ricorsi storici) e assistono spaesati a quel che sta succedendo.
Che dire? Elly è frastornata e si difende: “Siamo stati coerenti con noi stessi”, dice. Matteo Renzi, l’equilibrista, stavolta è più duro: “Il Pd è il vero nemico di Conte”. Bonelli è il più sincero: “Il campo largo non esiste”. Allora si può ancora sperare in un’alleanza che scricchiola un giorno si e un altro pure? Francamente la Schlein dovrebbe essere preoccupata, ma lo doveva essere fin da prima perché i galli a cantare in quel coacervo di opinioni sono tanti.
Il numero è fittizio: i dem dovrebbero tirare la cordata perché sono loro ad avere oltre il 20 per cento delle preferenze. A parole, ma non nei fatti. Pochissimi ci vogliono stare ad essere secondi, soprattutto Giuseppe Conte.
Non ha mai nemmeno pensato di essere la ruota di scorta di Elly, insomma il suo gregario: può essere lui, per due volte presidente del consiglio, a sottomettersi ad una signora diventata segretario dei dem solo per volere dei non iscritti al Pd? Fin quando si scherza, si scherza, ma poi arriva il giorno della verità ed è quello il momento in cui gli schieramenti vanno in frantumi.
Si può immaginare un vertice della Rai senza un rappresentante dei grillini? Giammai! Eccolo pronto il loro candidato, è una riconferma: Alessandro di Majo, figlio di un pluridecorato universitario, docente di diritto privato alla Sapienza di Roma. Lo stesso discorso vale per Alleanza Verdi e Sinistra che scelgono un “vecchio” (per anzianità di servizio, non per gli anni) giornalista della Rai, per molto tempo segretario dell’Usigrai, il sindacato di Saxa Rubra: Roberto Natale. Come ci si può difendere da un simile disastro? I vincitori tacciono, gli sconfitti si arrampicano sugli specchi. Il Pd attende tempi migliori e la Schlein aprirà un altro fronte quando si tratterà di decidere chi andrà alla direzione dei telegiornali e dintorni.
Ma non sarà una “guerra facile” perché ancora una volta l’avvocato del popolo non si accontenterà di un suo uomo nel consiglio di amministrazione. Ne vorrà altri di 5Stelle, si, ma dove? A dir la verità i veri sconfitti della giornata Rai rimangono Matteo Renzi e Carlo Calenda, i quali insieme dovrebbero recitare il mea culpa per aver litigato quando si ripromettevano di ricostruire il vecchio centro erede della Dc.
E ora? Il primo, con il campo largo, sperava in un ultimo salvataggio per evitare di uscire dal grande giro della politica. Il secondo, Carlo Calenda, abbandonato dalla Carfagna e dalla Gelmini, rischia di rimanere isolato e di non avere più voce in capitolo. E se davvero il campo largo può considerarsi morto che avverrà in futuro? Sfasciato, inesistente, assurdo, complicato: ecco gli aggettivi che lo accompagnano.
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