“Arrampicarsi sugli specchi” è una espressione della lingua italiana il cui significato è (lo dice il vocabolario) questo: “sostenere delle ragioni senza alcun fondamento”: oppure “utilizzare argomenti artificiosi per cercare di avere ragione”.
È proprio quello che sta facendo il Pd dopo la solenne batosta subìta alle amministrative. Bastava che la Schlein desse di primo mattino un’occhiata a tutti i giornali (anche quelli molto favorevoli a lei) per rendersi conto che non si poteva ancora ingannare l’elettore con discorsi vacui usando il politichese.
Al contrario, invece di dire pane al pane e vino al vino, si è cercato in tutti i modi dire che la sconfitta era solo sulla carta. Che, in fondo i consiglieri comunali eletti erano più numerosi degli avversari, che il vento della destra avrà vita breve, che la direzione politica che sta prendendo il governo presto scomparirà. Come si fa a sosenere idee del genere? I numeri dove li mettiamo? La matematica è forse diventata un’ opinione?
Niente, pur di non parlare di un partito in agonia si tentano mille scorciatoie. Le parole di sempre che non toccano minimamente la gente, che sanno di antico e non hanno la minima possibilità di combattere l’inflazione, di frenare il fenomeno della disoccupazione, di accontentare le buone massaie che vanno al mercato a fare la spesa e toccano con mano quanto siano aumentati pure i generi di prima necessità.
Durante la campagna elettorale di tutto si è occupato il partito democratico tranne che di argomenti concreti. Allora, si è continuato a insistere sulla identità di un partito, che la destra non aveva ancora abiurato il suo legame con il passato, che il fascismo era dietro l’angolo e poteva sconfiggere la libertà e la democrazia. Poi, non solo: uno degli obiettivi preferiti riguardava la fiamma nel simbolo di Fratelli d’Italia, una nostalgia fin troppo evidente.
Pensate che all’impiegato o ad un artigiano che deve fare i salti mortali per arrivare alla fine del mese possano interessare questi discorsi? Assolutamente no. La gente ha estremo bisogno di pragmatismo, un sostantivo che la sinistra-sinistra di Elly Schlein ha dimenticato. Nel momento in cui si va alle urne si pagano certi sbagli e le amministrative lo hanno ampiamente dimostrato.
Ora che la debacle è una realtà, il Pd si divide più di prima. La segretari afferma con forza che da soli non si può vincere e se la prende con certi finti alleati che non l’hanno aiutata a fermare il vento della destra. In che modo? Con le mani? È una utopia bella e buona.
Il numero uno di via del Nazareno non sa come difendersi e cerca mille scappatoie puntando il dito anche contro il fuoco amico. Quello, per intenderci, di chi avrebbe voluto o vorrebbe uno schieramento più centrista. Che è l’esatto contrario del pensiero della Schlein.
Allora, le barricate che erano sotterranee, ora diventano eclatanti e mettono in dubbio la “rivoluzione “ della segretaria, rea di aver fatto subire al Pd questa sonora sconfitta. Di allargare il campo (quello che Enrico Letta chiamava capo aperto) se ne parla solo per accusare gli altri, i quali a loro volta sostengono che se questa è la linea del Pd, non c’è la minima possibilità di trovare un accordo.
Insomma, la Schlein si trova fra due fuochi e non sa come uscirne. Ma i suoi fedelissimi tra cui spicca Francesco Boccia, capogruppo al Senato, sono convinti che la “loro” segretaria si batterà come un leone e riuscirà a portare il partito dove vuole lei. Un sogno?
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