Arturo Parisi dice. Per battere la Meloni non c’è altra strada che mostrare di riuscire a fare meglio di lei.
E bisogna anche avere ben presente che “la maggioranza di turno dell’Italia legale è da troppo tempo minoranza nell’Italia reale”.
Sono parole pesanti come macigni quelle che Arturo Parisi, padre dell’Ulivo che sconfisse Berlusconi, affida a Roberto Gressi del Corriere della Sera.
Parisi, va ricordato, è stato un ottimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Romano Prodi e un eccellente ministro della Difesa.
Certo, aggiunge Parisi, si deve fare opposizione “contendendo le troppe contraddizioni e i danni del governo attuale, e contrastando anche duramente ogni forzatura delle regole democratiche, ma nel contempo, come ogni vera opposizione di governo, indicando cosa faremo e cosa faremmo se al governo ci fossimo noi.
“E quando dico noi dico l’insieme dei partiti che si propongono come alternativa alla maggioranza attuale. L’alternativa al presente si costruisce nell’oggi per poterla propone nel voto come impegno comune per il domani.
Arturo Parisi, giudizio senza appello
Altro giudizio senza appello: “Credo che il Pd e tutta l’opposizione siano di fronte a un bivio. Se come denominatore basta il comune no ad un pericolo autoritario tanto vale comprarsi l’elmetto e gli scarponi e trasferirsi in montagna nell’attesa di un altro radioso 25 Aprile.
“Se invece serve un sì dobbiamo avviare al più presto quel pur faticoso confronto che viene proposto di rinviare a dopo il voto, una volta che divisi ognuno ha esibito alla leggera nient’altro che i suoi desideri in gara con quelli degli altri».
“Franceschini ha avuto l’onestà di riproporre senza giri di parole. Se nel Pd ci sono ancora degli ulivisti, è il momento che alzino la mano. In nome del futuro non della nostalgia del passato»
“Allora come oggi, lui è ancora e, come in ogni passaggio, di nuovo a difesa delle convenienze della divisione, io come allora a difesa della necessità dell’unità. Una coalizione, un leader, ma anzitutto un progetto comune. Con un orizzonte lungo quanto antichi sono i problemi che ci portiamo appresso. Un progetto pensato, come dicemmo allora, “per l’Italia che vogliamo””.
Incredibile Conte
E Giuseppe Conte? chiede Gressi: l’idea di Franceschini sembra piacergli. Parisi risponde senza esitare: “Strano. Si diceva interessato a un confronto sui contenuti preliminare ad ogni alleanza. Da qualche parte avevo addirittura visto un interesse a primarie di coalizione: l’unico modo per risolvere su un piano di parità l’altrimenti inevitabile designazione del premier da parte del partito stabilmente più forte.
“La verità è che l’andare divisi piace a troppi. Per alcuni è la resa alla difficoltà di trovare una intesa autentica, rinviandola sempre al domani. Per altri la vittoria dell’idea che la politica è soprattutto rappresentanza dell’esistente e allocazione dei rappresentanti. E la democrazia uno strumento per difendersi dal governo, non un metodo per partecipare al governo”.