Beppe Grillo ritorna, il suo vaffa è per Conte: ma è proprio colpa sua?

Beppe Grillo torna in trincea e lancia il suo secondo vaffa. In chiave più moderna, adeguata ai tempi che corrono, concreta. Cambiando indirizzo, certo, senza il timore di essere considerato un traditore. Il primo destinatario è Giuseppe Conte, l’avvocato del popolo. Se la prende principalmente con lui se le elezioni europee sono state un vero e proprio flop.

Ai giornalisti che gli chiedono a proposito che cosa pensa dei risultati per arrivare a Bruxelles risponde secco: “Ha preso più voti Berlusconi da morto che lui da vivo”. Una botta secca che forse nessuno aveva previsto, sbagliando. 

La verità è che il padrino dei 5Stelle capisce che il movimento è in crisi, che la discesa è stata troppo repentina e allora cerca di correre ai ripari. Per Beppe il responsabile è lui e soltanto lui, Conte.

Ha cambiato il movimento rivoltandolo da cima a fondo, plasmandolo a sua immagine e somiglianza. Via tutta la vecchia guardia, largo ai giovani anche se privi di quelle caratteristiche che sono indispensabili per chi vuole fare politica.

Così Conte non ha oggi più nemici o quasi. Il nuovo assetto è tutto dalla parte del presidente e non potrebbe essere altrimenti. Tanto è vero che in un recentissimo sondaggio più del novanta per cento ritiene che sia intoccabile.

Gli scricchiolii si sentono, non si possono negare anche se è una minoranza ad alzare sommessamente la voce. Alle europee i 5Stelle hanno preso un tremendo ceffone, nesuno lo può negare, nemmeno Giuseppe Conte, il quale da diplomatico qual è, ha detto subito che avrebbe rimesso il mandato anche se sapeva perfettamente che la grande maggioranza era con lui. Questo vuol significare che il recente vaffa sia completamente inutile? Che nessuno per il momento può mettere in crisi il presidente? 

Al tempo, la mazzata delle ultime europee lascia il segno anche se per ora le manovre sono soltanto sotterranee. La vecchia guardia ha il fucile puntato ed alla prima occasione utile è pronto a sparare.

La cosiddetta minoranza non si limita a guardare ed a ingoiare il rospo della sconfitta. Riallaccia i rapporti con Beppe (forse non li ha mai rinnegati) e con lui, con tutta probabilità, disegna un piano che al momento rimane nel cassetto.

Riappaiono all’orizzonte le vecchie glorie del movimento, in primis Virginia Raggi, per cinque anni prima cittadina di Roma. Alla luce del sole incontra Grillo, ma non dice una parola ai giornalisti che vogliono sapere. L’ex sindaco è di nuovo  sul palcoscenico, pronta a ritornare alla ribalta se la discesa dei grillini continuerà.

Anche Chiara Appendino avrebbe potuto seguirla, ma i conti con la giustizia le hanno dato torto per cui dovrà attendere.

Altri nomi dimenticati o respinti dal movimento fanno risentire la loro voce: Alessandro Di Battista, ad esempio; o ancora di più l’ex ministro degli esteri Luigi Di Maio che in una intervista apparsa sulle colonne del Corriere della Sera spara a pallettoni contro Giuseppe Conte, considerato il vero responsabile dell’inimmaginabile flop delle europee.

In questa situazione non propria idilliaca all’avvocato del popolo non resta altro che riavvicinarsi al Pd e al campo largo. Non più con le velleità di essere il primo interlocutore della sinistra, ma solo con il timore di essere un cespuglio, una specie di ruota di scorta di Elly Schlein.

La quale, forte del successo ottenuto per un posto a Bruxelles, vorrà essere lei a dare le carte e a indirizzare gli eventuali alleati. 

In parole semplici, un brutto futuro per l’avvocato del popolo? Nella sostanza la risposta è si. Ma attenzione alla furbizia del due volte presidente del consiglio con partiti che prima non si potevano nemmeno vedere.        

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Bruno Tucci