Chissà che cosa direbbe Enrico Berlinguer (dovunque egli sia) leggendo la notizia apparsa sui giornali: il Pd di Eddy Schlein mette in vendita, anzi rischia di vedersi vendere all’asta, la sede a lui intitolata, dove lui fu iscritto, nella zona di Ponte Milvio a Roma. Impallidirebbe, così come avrebbero fatto i comunisti di un tempo che fu. “Ma è da non credere: si vogliono liberare di una nostra casa, quella intitolata ad un nostro eroe?”. Impossibile, invece è vero. Ragioni di cassetta. Così si scopre che la povera Elly, oltre ad avere guai con i suoi amici-nemici, ne ha pure con i risparmi del partito che non è più ricco come una volta.
Cambiano i tempi, si trasformano gli uomini. Quaranta anni, forse più, se si fosse scritto Via delle Botteghe Oscure si sarebbe subito pensato alla casa del Pci. Sede storica, simbolo del Pci che ospitava Togliatti, Napolitano, Pajetta. Miti più che persone. Ipse dixit: nessuno metteva in dubbio le loro parole anche suonavano strane. Nessuno avrebbe potuto pensare che il palazzo con il numero civico 14 sarebbe passato ad altre mani. Un posto storico, come lo era piazza del Gesù per la Democrazia Cristiana. Solo poter varcare quei portoni voleva significare essere qualcuno.
Povero Berlinguer, il partito nelle mani dei creditori
Tutto è cambiato: soltanto i simboli (del Pci) sono rimasti gli stessi. La bandiera rossa, la falce e il martello, i fascisti nemici che avevano portato l’Italia allo sfascio. “Non è vero”, potrebbe rispondere qualcuno alzando la mano per intervenire. La Russia come la mettiamo? Un tempo si chiamava Urss (Unione delle repubbliche socialiste sovietiche), oggi il nome è più semplice, più sbrigativo (ci si passi l’aggettivo).
Non è soltanto la denominazione ad essere cambiata. E’ il concetto di alleanza ad essere mutato. Se mezzo secolo fa pronunciavi il nome di Giuseppe Stalin, molti alzavano il pugno in segno di saluto per il grande capo. Ora se nomini Putin, lo si considera un guerrafondaio, un dittatore, una persona che non conosce la parola libertà.
La fine dei finanziamenti
Stando così le cose da Mosca non arrivano più soldi, quelli che facevano vivere in tranquillità il partito dei comunisti italiani. Ora la paghetta (anzi la pagona) non c’è più ed Elly Schlein deve fare i salti mortali per far quadrare il bilancio. Sono spariti pure i finanziatori, magari occulti? Sembra di si, anzi è certo, se è vero come è vero che si decide di mettere in vendita la casa politica di Berlinguer, l’ultimo mito del Pci.
E il colpo di grazia è arrivato, a tutti i partiti storici con strutture consolidate nei decenni, dalla follia grillina di abolire il finanziamento pubblico.
Di sicuro l’uomo con idee e decisioni diverse, ma sempre segretario del partito comunista italiano. Chi avrebbe potuto pensare che anche il nome sarebbe scomparso sostituendolo con un anonimo Pd? E’ da quel momento che sono cominciate le pene dei progressisti a tutto campo? No, l’evoluzione è stata lenta, ma continua, però nessuno avrebbe potuto ritenere (nemmeno il più moderno degli iscritti) che si sarebbe messa in vendita la “casa” di uno dei padri padroni della grande ideologia di sinistra.
A dire il vero, se qualcuno si dovesse azzardare a criticare la segretaria di via del Nazareno (un nome più che cattolico) sarebbe oggi ritenuto un nostalgico, un termine che invece è proprio della destra- destra del passato. Se non ci sono soldi, se la cassaforte rischia di vuotarsi, che cosa si può fare? Privarsi dei beni di un tempo, dei simboli e degli immobili per così dire storici. A questo è dovuta arrivare la Schlein e si può comprendere la sua pena, il suo rammarico. Ma la responsabilità è di altri, non sua.