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Berlusconi protegga Forza Italia e Tajani alle prese con le tensioni interne e della coalizione di destra

Certo, se Silvio Berlusconi fosse ancora in vita, tutto questo disordine in Forza Italia non ci sarebbe.
Con una sua indiscussa decisione e la sua lungimiranza il Cavaliere avrebbe messo a tacere tutto e tutti.
Ma lui non c’è più ed i malumori ed anche le divisioni aumentano.
Antonio Tajani, che è al momento il numero uno del partito, ha ereditato molto della saggezza del patron, ma, nonostante la sua buona volontà, non riesce a frenare alcune contraddizioni che rendono la vita politica assai difficile.
In quanto giornalista conosco Antonio da una cinquantina di anni quando giovanissimi lavoravamo lui per “Il Giornale” di Indro Montanelli ed io per il “Messaggero” di Alessandro Perrone.
Un collega di grande qualità che andava sempre alla ricerca della verità con una verifica minuziosa della notizia. Non so se oggi, vice premier e segretario di Forza Italia, rimpianga quei giorni pieni di entusiasmo.
Ora i grattacapi sono aumentati e la vita è sicuramente meno felice per le beghe che non mancano mai non solo in Parlamento, ma anche a Palazzo Chigi.
Tajani fa parte di una maggioranza che guida il Paese: un governo che ha voluto il popolo dopo tanti esecutivi che con il voto non avevano niente a che fare.
E’ una maggioranza solida che non dovrebbe incontrare ostacoli nel suo cammino.
Non è così, perché l’opposizione fa il mestiere che è proprio della minoranza, mentre chi è al timone del Paese non sempre ha idee che potremmo definire comuni.
Giorgia Meloni è costantemente d’accordo con Matteo Salvini? E quest’ultimo la pensa come Antonio Tajani?
Ufficialmente la coalizione sostiene che non esistono crepe nella triade e le elezioni dimostrano che tutto questo è vero.
Ma nella vita di ogni giorno, specialmente nei mesi che precedono importanti elezioni come quelle che si svolgeranno in giugno, gli scricchiolii (eufemismo) non mancano e la buona volontà di Giorgia e la pazienza di Antonio finiscono con l’avere ragione.
Fino a quando? Non c’è giorno della settimana che Elly Schlein lascia trascorrere in tranquillità agli avversari. Ogni motivo è buono per sollevare una polemica. Si va alla ricerca del pelo nell’uovo e in politica è facile trovarlo.
Ma i distinguo non riguardano (come è logico che sia) maggioranza e opposizione.
Salvini sembra essere il “padrone assoluto” della Lega, apparentemente non ha rivali e detta le regole.
In Forza Italia, la situazione è diversa perché spesso il parere di Tajani non è condiviso dai suoi colleghi di partito.
Questa spaccatura è nata dopo la morte di Berlusconi ed a pensarci bene non poteva che essere così.
Facciamo qualche esempio, il più eclatante dei quali è quello della tassazione sugli interessi delle banche.
Varato dal premier aveva avuto il consenso di tutti, ma solo in un primo momento. C’era di mezzo il “piccolo problema” di Mediobanca un istituto di credito vicinissimo alla famiglia Berlusconi e Tajani si è dovuto schierare contro.
La pensava allo stesso modo di una parte del partito? Probabilmente no, ma forse ha dovuto cedere e così evitare che la proposta voluta fortemente da Giorgia andasse in porto.
Non è la sola magagna che affligge il centro destra.
Matteo Salvini scalpita e quotidianamente ne inventa una su cui gli altri alleati dissentono. Il ponte sullo Stretto ne è una dimostrazione costante. Il numero uno del Carroccio ne fa una battaglia personale e se mancano i fondi lui indica dove prenderli.
Magari tra i danari che servono indiscutibilmente alla Sicilia.
Il governatore Renato Schifani si indigna, minaccia una crisi ed ecco scoppiare un’altra bega in Forza Italia.
Tajani appare sorpreso, ma non arretra nemmeno di un metro. Il congresso per eleggere definitivamente il segretario è assai vicino e sa perfettamente che soltanto con lui le crepe non diventeranno baratri che facciano sparire o quasi il partito voluto e inventato da Silvio Berlusconi.

 

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