Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Galeazzo Bignami, ai microfoni di Calibro 8 su Radio Cusano Campus si chiede per quale ragioni i magistrati contestino la riforma della Giustizia che il centrodestra vorrebbe far approvare: “Non ho ben compreso fino in fondo le ragioni per le quali i magistrati, o meglio una parte della magistratura, contestano l’iniziativa finalizzata a istituzionalizzare quella separazione delle carriere che loro stessi affermano essere già in una qualche maniera operativa con legislazione ordinaria”.
Prosegue Bignami: “È evidente che, in realtà, il loro problema non è la separazione delle carriere, che da tempo ormai costituisce un approdo che ha consentito di limitare il numero di passaggi dai tipi diversi di magistratura, vale a dire da pm e da organo giudicante, per semplificare”.
Per l’esponente di Fratelli d’Italia, il vero problema dei magistrati “è che con l’estrazione dei componenti del Csm si colpisce e si destruttura quel sistema correntizio che ha comportato patologie significative nel corpo della magistratura stessa”.
“Questi magistrati – aggiunge Bignami – ritengono di non essere la bocca della legge, come ci insegna qualcuno, ma di essere coloro che avrebbero il diritto di scrivere, interpretare, applicare e fare tutto con la legge perché ne sarebbero gli unici depositari. In realtà, il nostro sistema costituzionale, improntato evidentemente a una cultura liberal-democratica, separa profondamente le funzioni: ai magistrati spetta applicare e al legislatore spetta scrivere”.
Bignami conclude il suo intervento citando la Costituzione: “Certo, nel contesto della nostra Costituzione e dei principi fondamentali che questa traccia. Ma la Cassazione, a dimostrazione del fatto che sul tema dell’immigrazione sia una minima parte dei magistrati ideologizzati quella che rema contro, ha ribadito la piena esclusività in capo al legislatore e al Governo dei provvedimenti che conseguono la materia dell’immigrazione”.