Boldrini, Landini, la sinistra (e la a destra ) cui non piace Meloni uomo dell’anno: ma Giorgia ha il quid.
Boldrini o della politica inutile, anzi dannosa. Nel 2024, il Paese Italia dovrà superare e risolvere molti importanti problemi. Ma lei non lo sa.
C’è infatti chi come lei invece di pensare a questa grande preoccupazione si indigna perché qualcuno ha definito ironicamente Giorgia Meloni “l’uomo dell’anno”.
In prima fila appare, naturalmente, l’onorevole Laura Boldrini che ha fatto delle pari opportunità la sua bandiera. Il patriarcato la manda ai pazzi, qualsiasi buona idea promossa da un uomo le appare insignificante solo perché chi la sponsorizza porta i pantaloni e non le gonne.
Però, con tutto il rispetto dovuto al suo ruolo, si potrebbe far notare alla parlamentare che oggigiorno quasi tutte le appartenenti al gentil sesso, portano i calzoni lunghi.
Ma forse questo è un particolare che sfugge alla ex presidente della Camera occupata com’è, ventiquattro ore su ventiquattro, a trovare il pelo nell’uovo che possa far scivolare il maschio.
Insieme con lei, indignati per quella trovata di definire il premier “uomo dell’anno” l’immancabile Maurizio Landini, segretario della Cgil e, tirata a forza, pure Elly Schlein che è in tutt’altre faccende affacendata.
Il Pd perde colpi, a sinistra non si riesce a reperire un’alleanza degna di questo nome e la povera numero uno di via del Nazareno, suda ogni giorno le proverbiali sette camicie per trovare il bandolo della matassa.
Probabilmente quando le hanno chiesto di scandalizzarsi per quella “ignobile trovata”, lei avrà detto un si più per non inimicarsi una donna del Pd e il capo della Cgil, che per una iniziativa ironica che la innervosisse.
Elly è una donna intelligente e preparata, ha continuamente gatte da pelare per sopravvivere, figuratevi se può avere avuto il tempo di occuparsi di una definizione provocatoria, tutt’altro che pericolosa.
La verità è che una parte della sinistra, quella che non si vuol rendere conto che le elezioni politiche sono state vinte dal centro destra, non accetta minimamente il ribaltone.
“Non ci vogliono stare a perdere”, sostiene qualche esponente della maggioranza, “e allora si attaccano a tutto pur di creare una polemica”.
Certamente di questo gruppo fa parte l’on, Boldrini che, dopo aver perduto la poltrona della presidenza della Camera, è stata ridimensionata dal suo stesso partito.
Per quale ragione? Semplice: per il semplice motivo che usa spesso e volentieri (per non dire sempre) un unico ritornello: quello delle femministe vecchio stampo.
Se è vero che l’opposizione piange, si deve dire per dovere di cronaca che nemmeno a destra si respira un’aria tranquilla.
Non solo perchè Giorgia Meloni deve difendersi ogni giorno dalle frecciate degli avversari, ma anche perché nella triade che governa il Paese le invidie per il successo della Meloni sono tante.
Alernativamente, Matteo Salvini e Antonio Tajani, tirano il freno per alcune inziative del premier ed è difficile lavorare in questo modo. “Per fortuna che c’è la sinistra ad aiutarci”, dicono nei dintorni di Palazzo Chigi.
Pd e 5Stelle sono sempre più divisi, anzi continuano a spaccarsi e trovano difficilmente un punto in comune per combattere l’avversario.
Al centro che cosa succede? Avviene che la coppia Renzi-Calenda che avrebbe potuto creare un qualcosa di nuovo (che sapeva di antico) litigano quotidianamente e sono alla ricerca disperata di voti per non rimaner fuori dalle elezioni europee del prossimo giugno.
Il fatto è che per quell’appuntamento elettorale si voterà con il sistema proporzionale ed ognuno dovrà difendere il proprio orticello se si vuol superare l’ostacolo del quattro per cento.
Cosi Carlo Calenda si schiera con la Boldrini (quando mai?) perché Giorgia non può essere considerata “l’uomo del “2023”; Renzi spara a pallettoni contro il governo reo di creare molto fumo e poco arrosto. Però, quando si parla di premierato e dintorni, l’inventore del cerchio magico strizza l’occhio alla Meloni.
Insomma, chi non ha digerito e non digerisce il nuovo corso, va alla disperata ricerca di obiettivi che possano nuocere all’esecutivo.
Giusto: è questo che deve fare l’opposizione in un paese democratico, svolgere il suo compito per evitare pericolosi colpi di coda della maggioranza.
Ma non è con le lamentele di Laura Boldrini e l’irritazione di Maurizio Landini per una trovata o una insinuazione beffarda che si costruisce una vera opposizione.
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