
Bufera su Erdogan, Trump e Netanyahu. Dilagano le proteste, il tycoon alle prese con il Chatgate (foto Ansa-Blitzquotidiano)
Parto da un Carosello anni ‘70 ma faccio presto. La frase chiave di quel famoso spot con l’attore Ernesto Calindri era: ”Fermate il mondo, voglio scendere”. Ora, cinquant’anni dopo, la frase è sulla bocca dei più. Perché? Perché sta succedendo di tutto. Cose surreali, crudeli, mostruose; ma anche ricche di comicità, di divertita imprevedibilità, di assurdità, di cialtronerie.
Tutte targate da personaggi double-face, campioni dí ambiguità, di equivocità, bugie, ambivalenza. In una parola: doppiezza. Dal mazzo ne abbiamo scelti tre. È il trio più chiacchierato del momento. Sono nella bufera.La confusione regna sovrana.
Erdogan
Guai a chiamarlo dittatore. Guai a definirlo sultano, paragonandolo a quei sovrani dell’Impero ottomano che vivevano nel lusso sfarzoso e con altezzosa e indisponente superiorità.

No, il presidente della Turchia, 71 anni, in sella da oltre trent’anni (ha debuttato come sindaco di Istanbul nel 1994), un retroscena politico islamista, si è autodefinito “un democratico conservatore”, e come tale si presenta al mondo.
Peccato che la democrazia nel suo Paese stia arretrando di brutto, non le sue tentazioni autoritarie. Cala la sua popolarità, cresce la repressione per domare le proteste. Le ultime imprese del “democratico” Erdogan parlano chiaro.
Marzo memorabile: ha arrestato il rivale Ekrem Imamoglu, il sindaco repubblicano di Istanbul (votato da 15 milioni di elettori alle primarie) che guidava l’opposizione; ha incarcerato oltre mille ribelli democratici e, già che c’era, ha fermato nove giornalisti colpevoli di non essere dei leccazampe. Puro stile Putin. Morale: persa Istanbul, perderà la Turchia.
Trump
Predica bene e razzola male. Largheggia in buoni propositi e minaccia dazi come fossero noccioline. Ha calato la scure sulle automobili (dazi al 25%). Vuole comprare ciò che non è in vendita (Canada, canale di Panama, la danese Groenlandia) e allo scopo corteggia, ad esempio, gli isolani mandando tra i ghiacci, con metaforici cioccolatini, pezzi di famiglia: prima il figlio, poi i fidati collaboratori (Mike Waltz, Chris Wright), persino Usha Vance la cosiddetta “second lady”, cioè la moglie del suo vice e (che sta per raggiungerla) insieme a due ministri col cappello in mano e il portafoglio gonfio.
Hanno protestato in tanti negli States e tra questi George Clooney; il tycoon ha prontamente risposto all’attore su Truth Social definendolo “star di serie B”. Per spostare le attenzioni degli americani (vedi la recente figuraccia della chat del Pentagono che pubblicava i piani di guerra contro i filo-iraniani Houthi; chat spedita erroneamente addirittura alla rivista “The Atlantic” che, ovviamente, l’ha pubblicata); per sviare, dicevamo, le critiche piovute da tutte le parti, Trump non ha trovato di meglio che dire: ”Gli Europei sono dei parassiti”.
A proposito: nella chat segreta lorsignori parlavano di “odio” e “disgusto” verso l’Europa. Imbarazzante. Adesso sappiamo come realmente la pensano i signori della Casa Bianca. Concludendo: il Chatgate si allarga, lo scandalo delle comunicazioni riservate è gigantesco, Donald minimizza (“Sono solo bufale”) e l’Amministrazione USA è nei guai seri.
Netanyahu
Da una parte promette (“porteremo a casa tutti gli ostaggi”), dall’altra mena di brutto (“se Hamas non li libera prenderemo i territori”). Bibi è tra due fuochi: di qua le proteste dei familiari dei rapiti, di là le minacce dei terroristi (“se la guerra prosegue, gli ostaggi torneranno nelle bare”).
In suo soccorso c’è la rivolta di Gaza che fa tremare Hamas. Dopo 18 mesi di guerra è esplosa la rabbia dei civili contro gli islamisti (“basta guerra, vogliamo mangiare”). Nonostante ciò non si ferma la crociata internazionale anti-Netanyahu che resta nel mirino anche dei suoi che non hanno gradito (eufemismo) il siluro improvvido di Bibi al capo della intelligence.