Campo largo, c’è ancora qualcuno che ci pensa? Pochissimi in verità, solo i più ottimisti lo ritengono possibile.
Insomma, una coalizione che vorrebbe schierata tutta o gran parte della sinistra a combattere contro la destra rimane un sogno. Una chimera che Enrico Letta ha inseguito per tanto tempo, invano. Ad esempio, non può esserci unità fra Pd e 5Stelle perché entrambe vorrebbero essere al timone della corazzata. E gli altri? In ordine sparso perché non sanno che pesci prendere.
Un giorno indicano la via giusta; quello seguente la cancellano di modo che tutto diventa incomprensibile. Allora si parla (ed a ragione) di una opposizione che non c’è, o peggio di un’armata Brancaleone, diventata in un anno di governo Meloni la migliore alleata della maggioranza.
Nel partito democratico, la confusione è grande. Anche da quando al vertice dei dem è una donna, i risultati tardano ad arrivare. I sondaggi si alternano, ma passi in avanti non se ne vedono. Tanto che il primato di Elly Schlein sembra vacillare.
Si vuole un cambio alla segreteria? Le voci si rincorrono, le tante correnti che compongono il partito la pensano in modo diverso l’uno dall’altro. Però i nomi che circolano sono sulla bocca di tutti: Paolo Gentiloni, Dario Nardella, lo stesso Enrico Letta, un ritorno al passato.
Alcuni più drastici vorrebbero un taglio netto per far uscire il partito dal guado in cui si è cacciato. Come? Nominando un esterno che sia al di sopra delle parti. Bocciata anche questa conclusione. Il presidente della Campania Vincenzo De Luca la ritiene addirittura una idea demenziale,
Quindi, si naviga a vista con una opinione finalmente comune: il campo largo è sparito, non c’è più. Soprattutto perché i due leader che avrebbero dovuto far parte di questa congrega si chiamano Matteo Renzi e Carlo Calenda che hanno finito di occuparsene per il semplice fatto che a litigare e a rompere il “terzo polo” sono stati proprio loro.
Matteo perché mentre dice peste e corna del governo è poi favorevole al alcune prese di posizione dell’esecutivo. Sembra strizzare l’occhio alla Meloni in specie quando si parla di premierato. Ugualmente il suo ex amico Carlo è ondivago. Sicuramente contro le decisioni del governo, ma nemico assoluto dei 5Stelle, un movimento importante che insieme al pd dovrebbe rappresentare l’asse della coalizione.
E’ dunque chiaro che stando così le cose, ogni rinnovamento diventa arduo e lascia la sinistra al di fuori dei giochi. Che fare allora? La Schlein è alle corde? No, rispondono in coro alcuni esponenti di spicco di via del Nazareno. Ma un conto sono le voci, un conto la realtà. E’ proprio vero che questi signori sono tutti dalla parte della segretaria?
Mentre l’opposizione si divide e non sa dove andare, la maggioranza incassa e, stando ai sondaggi, non arretra di un millimetro. Anzi. Fratelli d’Italia è in grande spolvero e lo ha dimostrato festeggiando il suo primo compleanno al potere; la premier è sempre più forte e nemmeno le sue vicissitudini familiari l’hanno indebolita.
Al contrario, il suo comportamento è stato apprezzato e chi l’è contro ha dovuto abbozzare. Invece di uscire con le ossa rotte dalla separazione con Andrea Giambruno è stata compresa dall’opinione pubblica e si è rinvigorita.
Alla manifestazione del “suo partito” a cui non è andata ha mandato un messaggio molto significativo: “Mentre gli altri rotolano nel fango, noi andiamo avanti con il sorriso. Comprendetemi, anch’io sono una persona umana”. I
n questo momento così delicato rimane l’interrogativo del rapporto con Mediaset, l’azienda dei berluscones che ha permesso il fuori onda di “striscia la notizia”. Sapeva o no Piersilvio Berlusconi della bomba che aveva nelle mani Antonio Ricci, l’inventore di quel programma? Non lo sapremo mai. Però alla festa di compleanno di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, uno dei più fidati amici della Meloni, si è fatto sfuggire queste poche parole: “Per Mediaset nessun riguardo”. Se ne vuole di più?
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