Quando c’era lui… Fin troppo facile per l’opposizione irridere il ministro Salvini, presentissimo fino alla bulimia quando c’è da fare gli auguri social ai nonni o pontificare da ogni finestra digitale, piuttosto riluttante invece a frequentare la stanza dei bottoni al ministero specie quando la circolazione ferroviaria va in tilt.
Le opposizioni, comunica l’Ansa, martellano da ogni fronte. “Quando c’era lui…i treni non partivano nemmeno – punge Nicola Fratoianni da Avs -: c’è un ministro che continua a straparlare di ogni cosa, ma il lavoro per cui gli è stato assegnato il dicastero non lo fa”.
Obbligo di parte (vorrà pur dir qualcosa la parola partito); abbastanza rituale, nel senso di meccanica ma senza prospettive, la richiesta di dimissioni contro il ministro. Eppure, seguendo l’Ansa, i martelli c’entrano. Un martello in particolare. Quello impugnato da un finora anonimo operaio di ditta appaltatrice (più facile sub-appaltatrice) che in uno degli innumerevoli cantieri aperti di Roma ha piantato il chiodo sbagliato sul cavo elettrico sbagliato provocando un black out di dimensioni bibliche.
Il capro espiatorio perfetto per Salvini. “Chi ha sulla coscienza i disagi creati oggi a migliaia di persone ne dovrà rispondere. I tecnici mi dicono esserci stato un errore stanotte di un’impresa privata, che ha piantato un chiodo su un cavo e poi il tempo di reazione di fronte a questo errore – conto che il privato ne risponderà – non è stato all’altezza della seconda potenza industriale d’Europa”.
Per Lega e Fratelli d’Italia invece la colpa è come al solito di quelli che c’erano prima, forma primitiva del classico “scarica barile”. “Sul caos dei treni di oggi la verità è solo una: gli italiani pagano anni e anni di malgoverno dem”. Anche questa una risposta meccanica, automatica, al limite del riflesso pavloviano. Solo un filo in ritardo – discorrendo di treni – visto che il governo di destra della seconda potenza industriale si è insediato già da un paio di anni.
E, tuttavia, un solo chiodo che mette in ginocchio per qualche ora la seconda potenza industriale non dovrebbe far pensare a una qualche sproporzione fra termini, a una dismisura tra eventi? Che poi, fatta la tara alla retorica della “potenza” e a una certa arretratezza delle reti locali, davvero riguardo alla circolazione dei treni l’Italia è all’avanguardia.
In Europa l’Italia può vantare la più alta percentuale di rete ferroviaria elettrificata (quindi green e sostenibile), il 72% dei chilometri complessivi contro l’attuale 63% della Spagna e il 60% della Germania.
Entro il 2030 si arriverà all’83%. Quanto agli investimenti, l’orizzonte di quelli ingenti del Pnrr arrivano al 2026: FS prevede per i prossimi 10 anni ritmi di investimenti complessivi tra i 10 e i 12 miliardi di euro l’anno. 12 miliardi l’anno!
Ora, quel chiodo, nemmeno fosse la reliquia trafugata sul Calvario della passione di Cristo, poteva essere a tal punto malefico da affatturare l’intera rete ferroviaria più all’avanguardia d’Europa?