C’e un Papeete nel futuro di Giorgia Meloni? Diversi commentatori che non guardano certo a destra ritengono di si e aggiungono che da settembre in poi per la premier potrebbero esserci giorni d’inferno.
Si individuano anche gli ostacoli in cui il presidente del Consiglio rischierà di cadere.
Prima di tutto l’isolamento che si è creato intorno a lei in Europa. Il voto di Strasburgo contro Ursula von der Leyen l’ha resa più vulnerabile perché ormai gli amici che ha si contano sulle dita di una mano, forse meno.
Non basta essere uno dei Paesi fondatori per valere qualcosa nel vecchio continente. C’è bisogno di persone che abbiano le tue stesse idee. Altrimenti ogni mossa, diplomatica che sia, conterà poco o nulla.
Allora? In parole povere si dovrà vedere se qualche poltrona di una certa importanza verrà assegnata a settembre all’Italia. Se così non fosse, Giorgia farebbe bene a trovare altre strade che la possano aiutare a rinverdire quella vecchia amicizia che aveva nella scorsa primavera con la numero uno della commissione europea.
“Sarà in un angolo”, scrivono gli stessi commentatori “e da quell’angolo sarà difficile uscire. Questo lo sa bene anche la Meloni”.
Su un secondo argomento, la vita di Giorgia potrebbe diventare difficilissima. L’opposizione generale contro l’autonomia differenziata, una legge già approvata, voluta ostinatamente dalla Lega. Spesso su questo tema la premier aveva storto la bocca, ma ha dovuto cedere alla pressione del Carroccio. Il punto ancora più delicato è che anche Antonio Tajani e gran parte di Forza Italia sono contrari ad un provvedimento che dividerebbe l’Italia in due.
Si andrà sicuramente al referendum, visto che le necessarie cinquecentomila firme sono state già raggiunte. La minoranza, al completo, vuole eliminare a tutti i costi l’autonomia differenziata e si affida al popolo, il quale, come ben sa anche Giorgia, ha sempre ragione.
Non è proprio lei ad aver detto che se lei siede a Palazzo Chigi è per volontà dei cittadini italiani? Il modo di difendersi è superficiale. “Pure se il referendun boccerà la legge il governo andrà avanti”, rispondono dall’esecutivo E’ proprio così?
Chiediamolo a Matteo Renzi e alla sua disfatta che non gli permise più di essere alla guida del governo.
Su un terzo punto, la Meloni si gioca il suo futuro: il premierato, cioè la madre di tutte le riforme come lei ha più volte ripetuto.
E’ in seconda battuta che si è arrivati a questa iniziativa, perché Giorgia Meloni avrebbe voluto ben altro: l’elezione in forma diretta per il capo dello Stato. Anche in questo caso la parola sarebbe stata data al popolo e non al Parlamento. Picche, niente da fare.
Ecco allora in seconda battuta il premierato per la stabilità di un governo che potrebbe favorire il Paese senza la paura di un’ennesima crisi (quasi una ogni anno).
C’è il pericolo di un nuovo referendum che vede unite tutte le opposizioni. “Mala tempore currunt”, sosterrebero i nostri padri latini che spesso e volentieri hanno avuto ragione a distanza di secoli. Vogliamo aggiungere altro?
Si, la riforma della giustizia su cui il ministro Nordio sta lavorando da tempo. “La divisione delle carriere”, è prevista nella legge. Pubblici ministeri da una parte, giudici dall’altra. Fiamme e fuoco dalla magistratura che non vuole perdere quello che ha già ed è molto.
Dunque, se si parla di un Papeete che potrebbe iniziare a settembre non bisogna sottovalutare anche il più piccolo dei pericoli. La Meloni ne è consapevole, ma i suoi alleati?
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