Cecilia Sala ostaggio degli ayatollah. L’Iran ha rotto il silenzio di Pulcinella e ha confermato l’arresto con vaghe accuse (“ha violato le leggi islamiche”). Cresce l’ipotesi che Teheran stia mirando a uno scambio tra la reporter romana e l’ingegnere iraniano fermato nei giorni scorsi a Malpensa e detenuto nel carcere di Milano-Opera, per il quale gli USA chiedono l’estradizione.
L’ipotesi della ritorsione è sempre più evidente, così come è indubbio il lavoro del governo, il ruolo di Biden e la mobilitazione dei social.
Una ricostruzione fragile
Dopo più di 10 giorni dall’arresto della giovane reporter romana (19 dicembre), Teheran ha gettato la maschera e, in una nota, il ministero della Cultura islamico dell’Iran ha reso noti i motivi della carcerazione. Motivi vaghi, inconsistenti, surreali.
Teheran ha cercato di ricostruire anche la vicenda della giornalista freelance, firma del Foglio e curatrice del podcast Stories per l’editore Chora Media, che è detenuta nel famigerato carcere di Evin, dove si trovano, tra gli altri, molti dissidenti politici.
Le toghe degli ayatollah hanno tentato una ricostruzione che hanno messo nero su bianco: “La cittadina italiana è arrivata in Iran il 13 dicembre, con un visto giornalistico, ed è stata arrestata il 19 per aver violato la legge della Repubblica Islamica dell’Iran. Il suo caso è sotto inchiesta. L’arresto è stato eseguito secondo la normativa vigente e l’ambasciata italiana è stata informata. Le è stato garantito l’accesso consolare e il contatto telefonico con la famiglia.”
Nessun dettaglio preciso, ma comunque è la prima volta che dal regime iraniano arriva un parere sulla vicenda. Buon segno: gli ayatollah stanno preparando la pista dello scambio.
Giallo internazionale
Nessun dubbio: la liberazione di Cecilia è legata alla vicenda di Mohamed Abedini, 38 anni, un ingegnere esperto di droni, arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa su mandato delle autorità statunitensi. Queste lo accusano di aver esportato componenti elettronici dagli Stati Uniti all’Iran in violazione delle leggi americane sul controllo e sulle sanzioni e di aver fornito supporto materiale al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica.
Un’organizzazione che gli USA ritengono terroristica, colpevole di aver ucciso 3 militari statunitensi nel corso di un attacco con un drone a una base americana in Giordania. Gli USA chiedono l’estradizione dell’ingegnere. Il tutto fa pensare a un delicato passaggio nella vicenda diplomatica che incrocia il destino di Cecilia e dell’ingegnere. Si sta giocando una partita a tre: USA-Italia-Iran.
553 giornalisti in carcere nel mondo
Il rapporto di Reporter Senza Frontiere (RSF) denuncia un triste dato: sono complessivamente 553 i lavoratori del settore dell’informazione in carcere nel 2024 in tutto il mondo. Di questi, 528 sono giornalisti. In testa, in questo dolente primato, c’è la Cina con 115 casi, seguita da Myanmar (70) e dalla Bielorussia (52). Poi ci sono la Russia (47), Israele (46), il Vietnam (39) e l’Iran (35).