l’ex Br, Leonardo Bertulazzi, da oltre 40 anni ricercato dalla giustizia italiana e stato arrestato nella giornata di ieri, giovedì 29 agosto, a Buenos Aires, in Argentina. Se verrà estradato in Italia deve scontare 27 anni di carcere.
Attualmente, dopo il suo arresto, è detenuto in un regime speciale e non in un carcere comune. L’Italia ha 45 giorni per presentare la richiesta di estradizione per l’ex Br della colonna genovese oggi 71enne. Nel frattempo, Bertulazzi può presentare ricorso contro le autorità argentine che gli hanno ritirato lo status di rifugiato permettendone così la cattura. Nel caso vincesse la causa, decadrebbe la possibilità di trasferirlo in Italia. Nell’ipotesi in cui il giudice che sarà chiamato a decidere sul caso della sua estradizione desse parere positivo, l’ex terrorista avrà la possibilità di opporre un secondo ricorso. E solo al termine di questa procedura giudiziaria, che terminerà con una sentenza definitiva, si saprà se l’uomo potrà essere estradato in Italia.
L’arresto del latitante membro delle Brigate Rosse è stato reso possibile da un’intensa e proficua collaborazione tra le Autorità giudiziarie italiane, argentine e Interpol. Ma chi è Bertulazzi che deve scontare una pena di 27 anni di reclusione in seguito a una sentenza di condanna emessa nel 1997? Tra i reati c’è il sequestro di persona, l’associazione sovversiva e la banda armata.
Chi è Leonardo Bertulazzi
Bertulazzi nacque a Verona nel 1951 in una famiglia di sinistra, con suo nonno che era stato tra i fondatori del Partito Comunista in Veneto. Da piccolo si trasferì a Genova: qui, a partire dal 1977, iniziò la sua militanza nelle Brigate Rosse e divenne uno dei dirigenti, col nome di battaglia “Stefano”, della “Colonna 28 marzo”. Nel gennaio del 1977, in particolare, Bertulazzi partecipò alla pianificazione e all’esecuzione del rapimento di Pietro Costa.
Il rapimento di Pietro Costa
Il 12 Gennaio 1977 alle 19:30 l’ingegnere Pietro Costa, 42 anni, spostato e padre di due figli, membro di una tra le più ricche famiglie di armatori genovesi viene sequestrato vicino alla sua casa di Castelletto: due uomini armati lo afferrano e lo spingono nell’abitacolo di una Fiat 132 che riparte a tutta velocità. Nel frattempo, due complici avevano sbarrato la strada parcheggiando una Fiat 125 di traverso sulla carreggiata.
I rapitori appartengono tutti alla colonna genovese delle Brigate rosse e la prima richiesta di riscatto è di 10 miliardi di lire per poi scendere a cinque. La trattativa con la famiglia Costa porterà al ridimensionamento della richiesta a un miliardo e cinquecento milioni di lire. Il pagamento è stato portato a termine a Roma, nel parco di Villa Sciarra, il 26 marzo. Costa, che per tutto il periodo del sequestro venne tenuto segregato da Riccardo Dura, verrà rilasciato all’alba del 4 aprile, legato mani e piedi in salita San Bersezio.
La sparatoria del 1980
Il 17 settembre del 1980, Berulazzi fu coinvolto in una sparatoria tra la polizia e un gruppo di brigatisti davanti alla casa del sindaco di Genova Fulvio Cerofolini. Bertoluzzi riuscì a scappare e a rifugiarsi prima in Grecia, poi Portogallo, El Salvador, infine in Argentina a Buenos Aires. Con lui, fin dalla fine degli anni Ottanta, vive la compagna tedesca Bettina Koepcke impegnata come dottoressa in missioni umanitarie in Sud America.
Bertulazzi, il 3 novembre del 2002 fu arrestato a Buenos Aires dopo un lungo lavoro di pedinamento da parte della polizia italiana. Dopo vari ricorsi da parte dei suoi avvocati, nel giugno del 2017 la pena venne estinta per prescrizione. La decisione fu confermata nel marzo del 2018 dalla Cassazione. A quel punto Bertulazzi diventò un uomo libero e sarebbe anche potuto tornare in Italia. Ma il 7 maggio del 2018 la Corte di assise di appello di Genova stabilì che non c’era prescrizione perché l’arresto nel 2002 a Buenos Aires aveva fatto ripartire da zero il calcolo dei termini.
Ed ora la Polizia argentina ha eseguito la misura restrittiva alla presenza dell’Intelligence italiana e di dirigenti e operatori delle forze di polizia in servizio presso la Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, la Digos di Genova e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, presenti a Buenos Aires già da alcune settimane.