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Come diventare molto famosi in poco meno di cinque minuti: il caso di Serena Bortone

Come diventare molto famosi in poco meno di cinque minuti. È la popolarità che ha raggiunto Serena Bortone. Forse nemmeno lei si aspettava tanto successo. Invece, eccola lì, tra le primissime della classe pur non avendo la notorietà di Daniela Maggioni, Lucia Annunziata e Lilli Gruber. Come mai? E’ ormai stranoto: durante la sua trasmissione (Che sarà? In onda su Rai tre), lo scrittore Antonio Scurati (vincitore di un premio Strega) avrebbe dovuto leggere un suo monologo sulla festa del 25 aprile.

Parole non certo piacevoli (eufemismo) nei confronti di Giorgia Meloni e del suo esecutivo. Sorpresa: poco prima dell’inizio del programma arriva il veto: questo testo non s’ha da leggere. 

Bortone trasecola, non è d’accordo e allora è lei stessa a rendere noto il pensiero del romanziere. Lo dice apertamente: “dissento” e tace. Succede il finimondo. In una manciata di secondi (quanti ne sono bastati per trasmettere il soliloquio) la notizia ha la velocità di un fulmine e raggiunge in un baleno le alte sfere della politica. I Palazzi si infervorano: c’è chi parla senza mezzi termini di censura; chi, al contrario, ritiene che il monologo, oltre ad offendere la premier, è soltanto provocatorio.

Scurati rimane sbalordito, ma non può che portare l’acqua al suo mulino parlando del nuovo libro e di quello che lo ha reso famoso “M”. A sinistra parte la polemica, violenta, contro chi ha dato l’ordine di “alleggerire” il programma e contro i vertici della Rai, sempre più Telemeloni.

Bortone, che è una giornalista attenta e scrupolosa, non crede ai suoi orecchi. E’ diventata di colpo una star del piccolo schermo. Felice? Come non esserlo, sia pure se turbata dinanzi a tanto fracasso? Per la verità, in questo ultimo periodo, la nostra collega non era proprio in sintonia con i piani alti di Viale Mazzini. Era stato abolito un programma che andava in onda su Rai 1 per passare ad un altro che trovava spazio su Rai 3.

Ora senza fare classifiche fuori luogo, non si può negare che un conto è lo share della prima rete, un altro quello della terza. Domanda: Serena si è voluta vendicare dell’affronto che aveva ricevuto dalla dirigenza del servizio pubblico? Assolutamente no. Infatti è stata lei stessa a meravigliarsi di quanto stava accadendo.

Però, perché non diventare il nocchiero di così tanto scalpore? Nella vita di ogni professionista passa un giorno il treno della notorietà. Se non sei pronto a salirci ed a prendere posto può darsi che quella occasione non ti capita più. Non si può dire che la Bertone, al di là delle sue idee politiche, non abbia compreso il momento. I suoi anni di giornalismo erano pieni di soddisfazioni, ma non importanti come quelle che stava attraversando. In pochi secondi, il suo nome è salito alla ribalta della cronaca oscurando le altre colleghe fino ad allora assai più note al grande pubblico della tv.

Le hanno dato una grossa mano gli inquilini di Montecitorio e di Palazzo Madama senza dimenticare  Palazzo Chigi. Nell’Italia di oggi, ogni scusa è buona per colpire gli avversari specialmente ora che siamo alla vigilia di importantissime elezioni europee. Si è così rinnovato il dibattito (si può ancora definire cosi?) tra bianchi e neri, Guelfi e Ghibellini.

Per diversi giorni non si è parlato d’altro: della censura e del bavaglio che la destra vorrebbe dare all’informazione. Gli altri temi fondamentali per il nostro Paese? Lasciati da parte. Questa era un’occasione che non si poteva perdere. 

Esiste anche il rovescio della medaglia, cioè del frastuono che si è fatto intorno alla Bertone. Si deve dire (Serena non si adombri) che lei è stata bravissima a salire sul cavallo della notorietà. In che modo? Ha saputo farsi pubblicità da sola presentando in questo breve arco di tempo il suo ultimo libro che mai avrebbe avuto tanto successo di pubblico se fosse stato offerto all’opinione pubblica in altro momento. Insieme con lei, pure Antonio Scurati ha saputo approfittare dell’ occasione più propizia che mai. Perchè si è ridata grande notorietà ad un suo scritto su Mussolini (“M”, appunto) che già aveva venduto moltissime copie e molta curiosità al suo nuovo lavoro uscito proprio in questi giorni. La pubblicità, alle volte, ha un costo, ma può essere anche gratis. Con la buona pace degli editori che ne hanno usufruito. 

 

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