Politica

Come finirà fra magistrati e politici? Due M in campo, Mattarella e MelonI

Quando finirà questo incomprensibile e soprattutto assurdo scontro tra magistrati e politici?

Un meeting di due ore a Palazzo Chigi non è servito a nulla, ogni cosa è rimasta come prima.

Cosicchè, fra due poteri dello Stato esiste un conflitto che non si sa dove andrà a finire.

“I migranti dovranno essere rimborsati”, sostiene con una sentenza la Corte di Cassazione. Furono tenuti prigionieri dieci giorni nel 2018 in una nave senza la possibilità di sbarcare. “Un atteggiamento che è contro la legge del mare”, si scrive nella motivazione.

Ne nasce un putiferio: Giorgia Meloni ritiene che il pronunciamento del palazzo di Piazza Cavour non aiuta i cittadini ad avvicinarsi alle istituzioni; Salvini parla di “una sentenza vergognosa”; il ministro Carlo Nordio è perplesso; Bonelli, invece, ritiene che a sborsare i soldi per questa decisione dovrà essere proprio il segretario della Lega, al tempo ministro degli Interni.

Naturalmente anche i magistrati fanno sentire la loro voce. “Le sentenze si possono criticare, ma gli insulti sono inaccettabili.”

Insomma, la guerra continua e chi ne fa le spese sono sempre i cittadini perché se è il governo a dover risarcire i migranti, questo significa in soldoni che i sacrificati saremo sempre noi. Magari con una nuova tassa.

Magistrati e politici a testa bassa

Come finirà fra magistrati e politici? Due M in campo, Mattarella e Meloni – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

I due “contendenti” (che tristezza definirli così) non arretrano nemmeno di un metro. Ciascuno rimane nella sua roccaforte. Si sperava che con il cambio della guardia alla presidenza dell’Anm, la situazione sarebbe cambiata. L’illusione è durata pochissime ore perché già dall’incontro con la premier si era capito che nulla sarebbe mutato: l’esecutivo vuole a tutti i costi la separazione delle carriere; le toghe, dal canto loro, ripetono che in questo modo si vuole togliere “potere”ai pubblici ministeri e sottometterli al governo.

Ora, siamo giunti ad un punto di non ritorno se non interviene qualche novità degna di nota. Quale può essere? Modestamente riteniamo che soltanto il Capo dello Stato, intervenendo con la sua autorità e la sua diplomazia, potrà dipanare questa intricata matassa che non fa bene al Paese.

Mattarella è anche il presidente del Consiglio Superiore della magistratura. Chi meglio di lui, quindi, potrà far finire questa intricata vicenda? Basterà un piccolo passo indietro dall’una e dall’altra parte in modo che tra il potere esecutivo e quello giudiziario rinasca quella indispensabile reciprocità che ridia all’Italia la tranquillità necessaria per un Paese dove vige la democrazia.

Tutto questo ambaradan (ci si passi il termine) avviene alla vigilia di un giorno importante per le donne.

La festa delle donne

Oggi è la loro festa, molte stringeranno le mimose tra le loro braccia. Ma non bastano le parole servono i fatti: le marce nelle piazze, gli slogan ormai triti e ritriti, gli atteggiamenti al limite della tollerabilità non portano a nulla.

Le donne sono mature per pensare ad altro. Il disegno di legge sul femminicidio approvato dal governo si può considerare senza ombra di dubbio “appropriato”. Da oggi in poi chi uccide una donna con un movente discriminatorio rischia l’ergastolo, cioè il carcere a vita. E’ bene che lo sappiano i maschietti accecati dall’ira e dall’odio.

E tutto ciò è dovuto (indispensabile sottolinearlo) ad una esponente del gentil sesso che siede da due anni e mezzo sulla poltrona più prestigiosa di Palazzo Chigi. Le paladine del Pd che ogni giorno vanno alla ricerca di un pelo nell’uovo per criticare la Meloni siano talmente oneste dal riconoscere che l’ingresso di questo reato nel codice penale rappresenta un grande traguardo. Contro il patriarcato? Diciamolo pure se vale a placare gli animi delle più forsennate.

Alla fine di questo nostro piccolo ragionamento, viene da pensare che due sono le “M” che possono dare all’Italia un futuro diverso: Mattarella e Meloni, appunto. Piaccia o no a quanti non sono d’accordo

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Bruno Tucci